Sono in 50 i precari destinati a restare a casa dal prossimo 1 aprile in Abruzzo. Non rientrano più nei piani di Italia Lavoro, la società collegata al Ministero, che –nella fase dello smantellamento dei centri per l’impiego con le Province- dovrebbe sostenere il carico delle politiche attive del lavoro. Una vertenza nazionale che si decide a Roma proprio in queste ore, con l’incontro in Via Veneto, e che mette in fibrillazione anche nella nostra regione 50 professionalità già precarie da anni e anni.
Molti di questi precari, spiega il NIDIL CGIL”gestiscono e coordinano linee di progetto, costituiscono snodi relazionali significativi, spesso strategici per l’azienda e per l’implementazione dei programmi, restituendo in questi anni, attraverso le competenze, la motivazione e la passione messe a disposizione e anche la disponibilità tipica dei lavoratori precari “ricattati” dal rinnovo del contratto, credibilità alle azioni di Italia Lavoro. Il NIDIL sottolinea il rischio legato all’incertezza creata dalla “delega al Governo in materia di servizi per il lavoro e politiche attive” (Jobs Act) per la costituzione dell’Agenzia Nazionale per il Lavoro e la preoccupazione circa i tempi previsti per l’attuazione dei PON relativi alla programmazione 2014/2020, oltre all’incognita per i contratti in scadenza.
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