L’Aquila: alla ricerca di una scuola vera

laquila1(di Marianna Gianforte) – Strutture provvisorie di lamiera, calde d’estate e fredde d’inverno, corridoi stretti e pareti grigie che le maestre e i bambini riempiono di disegni, filastrocche, dipinti. Perché il luogo in cui i bambini imparano a socializzare e non solo a far di conto, devono essere accoglienti nonostante la provvisorietà. A distanza di quasi sei anni dal terremoto sono 6mila i bambini che vanno ancora a scuola nei Musp (ossia nei cosiddetti “Moduli a uso scolastico provvisorio”), 36 in totale nel cratere sismico aquilano. Servirono per risolvere l’emergenza, ma le ditte costruttrici indicarono la loro scadenza entro 5-6 anni. E invece, ci sono bambini che all’Aquila non hanno mai visto una scuola vera, con palestre, laboratori e refettorio. Mentre i Musp cominciano a cadere a pezzi. Abbiamo preso a esempio il Musp della scuola primaria di Sassa dell’Istituto comprensivo “Gianni Rodari” per raccontare i problemi che la maggior parte di queste strutture vivono quotidianamente. Alcuni Musp sono più curati e solidi, ma la maggior parte presentano criticità comuni, relative – oltre al riscaldamento – anche alle infiltrazioni, alla rete fognaria non sempre funzionante, alla scarsa pulizia dei filtri dei termoconvettori, coacervo di virus che possono portare allergie e problemi respiratori. L’istituto Comprensivo “Gianni Rodari” supera i mille alunni con le sue Scuole dell’Infanzia, Primaria e Secondaria. La metà dei bambini sono quelli iscritti a Sassa, dove nonostante le criticità materiali si continua a fare didattica d’eccellenza. “Se io avessi una botteguccia fatta di una sola stanza vorrei mettermi a vendere sai cosa? La speranza”, scriveva Gianni Rodari. Appunto: la speranza di tornare al più presto in una scuola vera.

Be the first to comment on "L’Aquila: alla ricerca di una scuola vera"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*