L’Aquila: analisi e riflessioni. Serve programmazione

rubinetti a secco

lega pro1REDAZIONE – La sconfitta netta e forse immeritata di Pistoia ha sostanzialmente chiuso ( salvo miracoli ) il campionato dell’Aquila ma ha aperto ufficialmente la fase più importante: quella della programmazione. E per programmazione intendiamo noi anche una profonda ristrutturazione societaria che porti L’Aquila Calcio ad essere una società professionistica con organigramma definito e mansioni specifiche assegnate. Si assegnino ruoli specifici in base a competenze e si rispettino. Dopo, e solo dopo, inizieranno le manovre su allenatore e giocatori da riconfermare. Magari così facendo non ci saranno più brutte sorprese quando i conti vengono spiegati senza veli e magari ci sarà qualche black out in meno dal punto di vista sportivo. Le professionalità, formate negli anni, ci sono. Vanno solo sfruttate meglio e fatte relazionare secondo l’abc dell’organizzazione aziendale classica. Una regola poterebbe essere: si pianifica un budget a giugno, l’area tecnica costruisce la squadra rispettando quel budget e se dovessero esserci necessità sopraggiunte la proprietà deve autorizzare sforamenti di budget. E’ chiaro che se da un lato c’è l’obbligo di non superare quel budget, dall’altro c’è l’obbligo societario di rispettare quanto pianificato a giugno. Capitolo nuovi ingressi. Vecchio si Vecchio no? L’unico augurio è che non sia una telenovela come quella raccontata da Deodati. Vecchio è stato ufficializzato verbalmente in conferenza ma le firme dal notaio sono un’altra cosa. E se la questione fosse proprio legata a chi si deve accollare il debito pregresso della società? Che la risposta definitiva arrivi a breve. La questione tecnica oggi non la vogliamo neanche sfiorare: troppe le priorità societarie che vanno sistemate ma di certo lo zoccolo duro e affidabile dei vari Pedrelli, Zaffagnini, Pomante, De Francesco, Corapi, Del Pinto, Pacilli e Ceccarelli rappresenta una buona base di partenza. Merita invece una significativa attenzione la questione ” ambientale”. Se da un lato è vero che il calcio moderno ha disaffezionato il tifoso, è verità inconfutabile che un capoluogo di regione deve esprimere numeri completamente differenti. Accettabili e migliorabili fino a gennaio, vergognosi nell’ultimo periodo. E non ci sono giustificazioni che tengono. Se è vero che la disorganizzazione di cui sopra ha portato ad un’involuzione preoccupante iniziata dalla settimana che ha preceduto Piacenza ( madre di tutte le sventure dell’Aquila Calcio), è altresì vero che, classifica alla mano, questa squadra stava comunque ( e sta) facendo il miglior campionato dal dopoguerra ad oggi. E solo leggere le cifre delle presenze alla stadio fa rabbrividire in negativo. C’è di più. Il negativismo e la chiara forza destabilizzante di una parte dell’ambiente getta il carico da novanta. Che la città cresca e dia una vera spinta da capoluogo di regione. Concludiamo con un gioco simbolico. Indichiamo le tre cause della mancata stagione perfetta ( perché con il livello del campionato bastava poco per essere al posto del Teramo). L’Aquila – Pro Piacenza: troppo brutta per essere vera; la neve di febbraio; la profonda spaccatura che contemporaneamente alla neve ha segnato il gruppo dopo il mercato e la mancata gestione di questa situazione. Non c’è altro da aggiungere. Che si programmi al meglio il futuro.

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