Il sisma ha avuto conseguenze sulla capacità di apprendimento di ragazzi in fascia preadolescenziale, dagli 11 ai 14 anni. A dimostrarlo è uno studio dell’Università dell’Aquila – al quale ha collaborato anche l’università politecnica di Madri – avviato un anno fa e non ancora concluso. Una ricerca multidisciplinare che ha coinvolto un centinaio di ragazzi e in realtà anche bambini di sei anni, con un obiettivo complesso: quello di capire la relazione tra sisma e sviluppo pedagogico. Dalla ricerca è emerso anche un altro effetto: la rottura della percezione della relazione tra la propria fisicità e lo spazio urbano. Che, appunto, all’Aquila non esiste più. I risultati della ricerca sono stati illustrati in un convegno (dal titolo “Outdoor training e cittadinanza tra i preadolescenti aquilani”) dagli autori, per lo più esperti di pedagogia dell’ateneo aquilano, che con i ragazzi hanno attuato anche una cosiddetta ricerca-azione sul rapporto tra i preadolescenti e la città. Un rapporto interrotto per sempre con conseguenze sulla socialità dei più giovani. Lo studio ha permesso di progettare un modello educativo che, a partire da metodologie attive, cerca di promuovere identità e cittadinanza, consapevolezza e comportamenti cooperativi all’interno di una città da ricostruire anche sul piano sociale e culturale. Tra i relatori del convegno (durante il quale è stato anche proiettato un documentario (regia di Luca Cococcetta) gli esperti di pedagogia Alessandro Vaccarelli e Maria Vittoria Isidori dell’università dell’Aquila, Rosella Frasca attuale vice-presidente dell’Accademia olimpica nazionale italiana (Aoni) e Lina Calandra (Cartolab).