Sul caso-bollette continua lo scontro tra l’amministrazione comunale dell’Aquila e i comitati sorti in alcuni quartieri post-sisma per la difesa dei diritti degli assegnatari. Dopo la netta presa di posizione del sindaco Massimo Cialente nei confronti dei morosi totali e parziali delle new town (circa 2.500 persone che non non sono in regola con il pagamento delle bollette) e verso i quali il primo cittadino ha usato parole dure, i comitati tornano sul piede di guerra e annunciano di nuovo la volontà di portare avanti lo sciopero delle bollette. “Abbiamo sempre detto agli inquilini del progetto Case comunque di pagare, pur ritenendo scorretto il metodo sin qui adottato dal Comune – spiega Giuliano Bruno del Comitato “Assergi 2 Ade” – ma questa volta ci spingiamo oltre e consigliamo di non farlo”. Al centro della decisione c’è, infatti, un emendamento inserito nella Legge di Stabilità, licenziato dal Parlamento alcuni giorni fa con la Fiducia, che stabilisce una serie di parametri sempre contestati dai comitati. Tra cui l’individuazione del metodo di calcolo delle bollette del gas metano non in base ai consumi – come le norme nazionali ed europee prevedono – bensì in base ai metri quadrati, unico sistema, secondo l’amministrazione comunale, per eguagliare i consumi tra piani terra e piani superiori (nei piani terra a causa della mancanza di coibentazione, è più freddo e si consuma di più). Un sistema, però, definito incostituzionale dai comitati. I quali, nel ricordare l’esistenza di altri sistemi più giusti e rispondenti alle leggi – ad esempio attraverso l’autolettura o la sostituzione dei contabilizzatori mal funzionanti nei progetti Case – ora annunciano un ricorso alla Corte costituzionale e alla Corte europea per i diritti dei cittadini. In quest’ultimo caso, chiarisce il presidente del Comitato “Assergi 2 Ade”, “la Corte Europea ha imposto l’applicazione della Uni 10200, ossia una norma che regola la metodologia per contabilizzare il calore negli appartamenti e che, con l’emendamento inserito nello Sblocca Italia va, appunto, superata solo per il progetto case dell’Aquila, mentre le palazzine – sottolinea Bruno – sono provviste dei sistemi che avrebbero portato agevolmente al rispetto di quelle norme europee”. Bruno ricorda anche che “se nella primavera del 2011 l’amministrazione avesse ottemperato alle proprie responsabilità, cominciando a richiedere i pagamenti delle utenze agli inquilini, ora non staremmo ancora parlando di questa emergenza con milioni di euro di debiti per il Comune”. Intanto sono già state inviate le prime 20 lettere di sfratto nei confronti dei cittadini morosi con i canoni d’affitto e con le bollette.
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