E’ uno dei reperti più importanti del patrimonio culturale e paleontologico d’Abruzzo, e uno dei principali d’Europa, entrato nell’immaginario collettivo come simbolo dell’Aquila. Stiamo parlando del “Mammuthus meridionalis vestinus”, meglio noto come “Mammut”, risalente a 1.300.000 anni fa, il cui scheletro fu ritrovato quasi completo a Madonna della Strada, nel Comune di Scoppito, nel 1954. Fu un evento storico. Anche il Mammut ha subìto alcuni danni con il sisma del 6 aprile 2009, e oggi torna a nuova vita grazie a un intervento di recupero che è stato anche occasione per procedere con un intervento conservativo. Un lavoro delicato e complesso avviato nel luglio del 2013 grazie a una donazione di 600mila euro dei finanzieri italiani, giunto ora alla sua fase finale e illustrato questa mattina alla Scuola Ispettori della Guardia di Finanza a Coppito dalla paleontologa Maria Adelaide Rossi (direttore dei lavori) e dal geologo Silvano Agostini, progettista degli interventi. Il Bastione Est del Forte Spagnolo, che ospita lo scheletro del Mammuthus dal 1958 ed è la prima sezione del Museo nazionale d’Abruzzo, è stato trasformato in questi mesi in un vero e proprio laboratorio. Inizialmente è stata effettuata un’accurata serie d’indagini diagnostiche: monitoraggio del microclima, radiografie, campagna fotografica a luce normale, radente e ultravioletta, analisi chimico-fisiche e mineralogiche e un rilievo laser scanner 3D, che hanno consentito di verificare lo stato di fatto dello scheletro. Queste indagini sono state propedeutiche al secondo momento di lavorazione, quello del vero e proprio restauro conservativo; dopo lo smontaggio e un’accurata pulitura, si è svolta la fase di consolidamento delle ossa, che successivamente sono state sottoposte a incollaggi, stuccature, e integrazioni cromatiche delle parti ricostruite, per essere infine trattate con uno specifico prodotto protettivo. Contestualmente, in collaborazione con la professoressa Maria Rita Palombo la dottoressa Federica Marano dell’Università La Sapienza di Roma, si sta portando avanti uno studio biometrico, che fornisce nuove e più dettagliate informazioni sulla vita di questo esemplare. Questo percorso di approfondimento e restauro di rara importanza e complessità entrerà adesso nella sua fase conclusiva, con il ri-montaggio dello scheletro ed il riallestimento espositivo, che arricchirà e completerà la storia del prezioso Mammuthus aquilano.
Sii il primo a commentare su "L’Aquila: Il Mammut “meridionale” torna a nuova vita"