video » L’Aquila – “Io, 16 ore sotto le macerie”

laquilaterremotojpgMatteo è uno studente universitario fuori sede di Lanciano. La notte del 6 aprile del 2009 viveva a L’Aquila in una palazzina di Via Generale Francesco Rossi, non lontano dalla Villa comunale, una zona devastata dalla violenza del terremoto. Quella casa è crollata completamente e lui, dopo essere rimasto 16 ore sotto le macerie, si è salvato. È stato uno dei tre soli superstiti, in quel palazzo, dove morirono 22 persone tra le quali la sua ragazza, anch’essa studentessa. Il relativo procedimento penale è stato il primo ad essere giunto a sentenza di primo grado tra gli oltre 200 filoni della maxi inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica dell’Aquila. Condannato a tre anni di reclusione l’ingegnere Diego De Angelis, direttore dei lavori e amministratore del condominio crollato. Una sentenza che ha un risvolto drammatico perché De Angelis, proprio sotto le macerie di quel palazzo, perse la sua giovane figlia Jenny. Matteo, in quel crollo ha perso l’uso del braccio sinistro, rimasto paralizzato. Dal terremoto ad oggi, dopo 4 mesi di ospedale, ha subito moti interventi e terapie, alcune fuori regione, e la sua famiglia si è fatta carico delle cospicue spese relative a viaggi ed alloggio. Ha avuto il riconoscimento dell’invalidità al 75% per la parte superiore del corpo. Lui, insieme alcuni altri ragazzi rimasti gravemente feriti, ha chiesto, finora invano, un segnale di vicinanza da parte delle istituzioni e l’equiparazione della loro condizione a quella di vittime di incidenti sul lavoro. La richiesta è stata formalizzata già nell’immediato post sisma ma non ha avuto l’approvazione del parlamento.
Matteo ha ricordato il precedente del terremoto in Irpinia del 1980 quando quel riconoscimento, invece, ci fu.


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Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.

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