Dell’ex polo elettronico dell’Aquila, che nel periodo d’oro degli anni ’80 e i ’90 ha dato lavoro a migliaia di persone contribuendo allo sviluppo dell’intero comprensorio aquilano fino alla crisi del duemila, rimangono oggi pochissime aziende. Tra queste c’è la Intecs, ex Technolabs, un centro di ricerca nel campo dell’elettronica per le telecomunicazioni in passato tra i più prestigiosi in Italia, da tempo senza commesse, al centro di un tavolo di crisi aperto in Regione. Tremano oggi per il proprio destino i 123 ricercatori della Intecs, in contratto di solidarietà. E’ di ieri infatti la notizia che la Intecs ha avviato la procedura che porterà alla costituzione di una newco, per salvare la parte sana dell’azienda con il sostegno delle banche, mentre all’Aquila resterà la Intecs, con tutto il peso della sua crisi, del debito contratto negli anni con lo Stato e i lavoratori che temono di perdere gli ammortizzatori sociali. “Dopo aver dichiarato che l’integrazione tra la ex-Technolabs e Intecs è fallita – si legge in una nota delle Rsu Intecs e della Fiom Cgil – l’azienda ha confermato quanto dichiarato nei mesi passati e cioè che le attività che rimarranno in Intecs saranno l’intera ex-Technolabs (con beni materiali e immateriali), Its e staff amministrativo”. L’azienda ha inoltre aggiunto che, poiché con ogni probabilità la newco non potrà “beneficiare” del contratto di solidarietà, oltre a tutti i debiti la Intecs dovrà ospitare tutti i cosiddetti “vuoto-lavoro”. “Ci si chiede come verrà utilizzato il contratto di solidarietà attualmente in corso – proseguono i rappresentanti sindacali – in considerazione del fatto che, alla luce di queste informazioni, la platea dei lavoratori in ammortizzatore sociale potrebbe ridimensionarsi e che solo all’Aquila già oggi siamo ben al di sopra del limite di scarico del 60% delle ore lavorabili. Il rischio che si configura è che la newco potrebbe non poter utilizzare il contratto di solidarietà non avendo l’anzianità necessaria e Intecs potrebbe non poterlo utilizzare per il superamento del limite del 60%”.
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