L’Aquila rugby: parola a Placidi. Analisi e riflessioni. Quale futuro?

camusso

rugbyL’AQUILA – Riceviamo dal dg dell’Aquila Rugby Massimiliano Placidi un comunicato che pubblichiamo integralmete. In coda il nostro commento sul rugby aquilano.
Con riferimento alle ultime dichiarazioni apparse sui media ritengo opportuno intervenire per mettere un freno ad un gioco che sta, a mio avviso, spostando l’attenzione su temi fuorvianti rispetto alle effettive esigenze e necessità de L’Aquila Rugby. Preciso che questa mia lettera aperta ha natura assolutamente personale pur nella consapevolezza e proprio in ragione della carica che rivesto nel sodalizio neroverde.
Innanzitutto prendo atto dell’iniziativa del consigliere Massimo Cialente posta in atto per mezzo della missiva inviata alle varie associazioni di categoria nonché professionali ma, pur ringraziandolo in ogni caso per l’impegno che costantemente ripone nei confronti del sodalizio, mi preme precisare che in questo momento L’Aquila Rugby più che di una semplice colletta ha bisogno di una compagine societaria unita e coesa che ponga in essere un programma economico sportivo almeno triennale basato su fondi certi da mettere in proprio o, comunque, da reperire sul mercato attraverso una “rete di impresa”; di una compagine societaria che prenda realmente parte attiva alla vita societaria ed all’attività posta in essere dai consiglieri di amministrazione per appoggiare i progetti esistenti o proporne, se ritenuto opportuno, di nuovi..
Solo l’effettivo e concreto coinvolgimento di nuove risorse, sia economiche che manageriali, potrà dare un futuro alla società altrimenti si rischierebbe di assistere nuovamente ad un film già visto. Mi riferisco in particolare alla “colletta Ance” – ove, dei 600 mila euro inizialmente stimati, ne sono stati effettivamente percepiti circa 165 mila – ovvero al programma “Cuore Neroverde”, ove dei contratti di sponsorizzazione acquisiti al momento ne sono stati onorati solo circa la metà..
Tengo a precisare che non possono che essere ringraziati i partecipanti ed i promotori di tali iniziative in quanto hanno comunque garantito a L’Aquila Rugby di introitare finanziamenti per far fronte alla ordinaria gestione del club e dei suoi collaboratori ma, certamente, sono di agevole comprensione le enormi difficoltà che la società ha dovuto affrontare (e alle quali continua a far fronte) per programmare e portare a termine la stagione a causa del mancato incasso delle somme promesse ovvero, per ciò che concerne la seconda iniziativa, di quanto contrattualmente dovuto.
Auspico inoltre che tutte quelle persone che, a vario titolo, progettano, o comunque rappresentano, scenari rugbistici futuribili per la vita del sodalizio abbiano preventivamente considerato la necessità di chiudere la stagione appena trascorsa mediante la definizione delle situazioni e posizioni ancora pendenti. Ad oggi, infatti, la società presenta un evidente e colpevole ritardo nella gestione del post retrocessione nonché nella programmazione, anche logistica, a medio – lungo termine. Lacune queste che potrebbero mettere seriamente a rischio ogni proposito di riscatto oltre che determinare un ulteriore sgretolamento dell’unita di un gruppo (giocatori e staff) già duramente provato dalle varie, tante e ben note vicissitudini sopportate nel corso degli ultimi mesi.Mi auguro che coloro i quali propongono la propria figura, certamente autorevole, come futuri direttori sportivi abbiano ben chiara la situazione complessiva del club ed abbiano, differentemente dallo scrivente, un’idea almeno di massima su quello che potrà essere il budget stanziato e gli obiettivi da perseguire nella prossima stagione.Altrimenti sarebbe opportuno lavorare in silenzio piuttosto che prodigarsi in proclami; ciò, se non altro per il rispetto dei ragazzi in primis e di tutti i collaboratori del club che, ancora oggi, attendono, oramai da tempo, delle risposte chiare e puntuali da parte della società.
Fin qui il testo integrale di Massimiliano Placidi. Concordiamo con il direttore quando afferma che L’Aquila rugby ha bisogno di una società forte e coesa. L’Aquila calcio insegna. Entrambe le nostre realtà sportive avevano fatto lo stesso proclama in estate: vincere. Una lo ha fatto, il calcio. L’altra è retrocessa, il rugby. Da un lato la managerialità e il rispetto dei ruoli fondamentale nello sport, un direttore sportivo Ercole Di Nicola che ha costruito una squadra vincente, dall’altro lato tanta buona volontà, tanti proclami, poca chiarezza sui ruoli, soprattutto sulla figura del direttore sportivo e uno stallo societario durato un anno intero che ha portato alla logica conseguenza: fallimento del progetto tecnico. Dice bene dunque Placidi, occorre una società forte e coesa. Ma tale coesione e tale forza non può che essere cercata solo attraverso un repulisti generale. Sono passati tanti giorni dalla chiusura della regular season e dal verdetto umiliante della retrocessione della gloriosa società neroverde del rugby. Ma chi ha provocato questo assurdo cocktail di delusione e vergogna fa finta di niente, guarda avanti quasi con l’occhio della sfida mentre tutt’intorno si sente esplodere, in un silenzio assordante, la rabbia, la delusione, l’umiliazione che graffiano, aggiungendo al dolore provocato da una natura becera che ha messo in ginocchio la città capoluogo, l’anima, il cuore la mente. Ma loro, dirigenti, tecnici e responsabile del marketing fanno finta di niente nascondendosi dietro la maschera di una vergogna incancellabile. La retrocessione ha colpito e in maniera forte, da far davvero molto male, la città, gli aquilani tutti che nel loro dna hanno una palla ovale e nel cervello una infinita sfilza di ricordi bagnati nell’esaltazione genuina, nell’orgoglio di essere figli adottivi del buon Tommaso Fattori, di aver illuminato il mondo del rugby, di essere amati e rispettati in ogni angolo della Penisola. Ci amavano e rispettavano per i nostri atleti bravi e carismatici che sapevano mettere in campo grinta, determinazione e un cuore grosso così, ci amavano per la simpatia, per il nostro sorriso accattivante, per il nostro stile di vita. Il rugby è stile di vita. Niente altro. E non sono certo i cinque scudetti vinti e altrettanti fatti perdere per un solo punto. Le vittorie contano ma non sono l’unico obiettivo. Conta sempre essere affiatati, propositivi, uniti, carichi di idee. Voi dirigenti che avevte scritto una pagina negativa della goriosa storia del rugby aquilano abbiate il buon senso di farvi da parte. Si ricostruisca con altre menti, con altre professionalità, con altre idee nella speranza di ricucire uno strappo profondo e doloroso. 

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