L’ombra della prescrizione non spaventa Bussi

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GIUSTIZIAIl caso Eternit su scala nazionale, le polemiche dopo l’assoluzione dei principali imputati di Ciclone su scala regionale. Lo spauracchio della prescrizione, formula imposta dal legislatore a tutela di chi é chiamato a difendersi da delle accuse, se da una parte impone una rivisitazione nel grande dibattito sulla sempre più necessaria riforma della Giustizia in questo Paese, dall’altra crea inevitabilmente una cortina d’incertezza: ma in Italia chi rompe paga? E in Abruzzo, visto la piega che stanno prendendo alcuni tra i processi più clamorosi, cosa dobbiamo aspettarci, ad esempio, da uno degli scandali, sotto certi aspetti, più eclatanti mai scoppiati da queste parti come la discarica dei veleni in Val Pescara? Al di là di cosa stabilirà la corte il prossimo 12 dicembre, prima data utile per l’emissione della sentenza di primo grado, é comunque necessario fare chiarezza su quanto possa incidere l’effetto eternit. Formalmente, per quanto riguarda il reato di disastro doloso, il riferimento temporale é datato 1 ottobre 2002, ovvero inizio delle indagini, e complessivamente gli anni per la prescrizione sono 15, dunque primo ottobre 2017. Nessun pericolo, dunque, per la sentenza di primo grado, qualche timore per l’eventuale ricorso in appello, in quel caso la Corte a l’Aquila dovrebbe espletare il tutto entro l’autunno del 2017, appunto. Nessun problema per il reato di avvelenamento delle acque che come reato andrebbe in prescrizione nel 2032. Questo da un punto di vista formale, ma da un punto di vista sostanziale va sottolineato che a differenza del caso Eternit, trattandosi di sostanza velenosa ma volatile e dunque di difficile individuazione, qui parliamo di contaminazione del terreno e delle falde acquifere che continua a permanere a distanza di più di 50 anni, da quando é sorta la discarica, e dunque, in teoria, il reato é ancora in corso fino ad eventuale bonifica. La Procura di Torino, alla luce della clamorosa decisione dei giudici in Cassazione, decisa a riaprire l’inchiesta di Casale puntando sull’omicidio plurimo, avendo nelle mani circa tremila cartelle cliniche che attestano senza ombra di dubbio il nesso causalità-effetto sulle tante morti avvenute negli anni in Piemonte. Nella malaugurata, ma comunque improbabile, ipotesi di prescrizione su Bussi, i magistrati potrebbero riaprire il caso solo in possesso di un’indagine epidemiologica che solo il Ministero può fornire, visto che quella regionale ha valenza solo statistica, in ogni caso, considerando che nessuna delle difese degli imputati ha, tra l’altro, finora sollevato l’eccezione dell’eventuale prescrizione, va da se che non c’é alcun rischio da questo punto di vista.

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