La stazione marittima è una landa deserta

Caro Direttore,

la stazione marittima di Pescara, ad un anno dalla chiusura del porto, si presenta come una landa deserta.
Addentrandosi oltre la grata d’ingresso sembra di immergersi nella terra di nessuno. Le strutture sono chiuse e la struttura, un tempo cuore pulsante del turismo pescarese, appare oggi vuota, desolata e fatiscente.
Solo l’ufficio dogana è attivo e una agenzia di viaggi, ma sono entrambi poco o nulla frequentati.
Ma la cosa che colpisce a primo impatto è lo stato di abbandono di tutte le strutture. Passeggiando lungo il molo non si può non notare un carrello abbandonato, lo stesso che veniva utilizzato per le operazioni di carico e scarico delle auto sul Pescara Jet.
L’edificio che ospita la Dogana, poi, realizzato solo pochi anni fa per gestire le operazioni di imbarco, è chiuso. Gli uffici della Jadrolinea, ovvero l’altra compagnia che serviva il porto pescarese, ha le serrande abbassate. Del tendone che ospitava i passeggeri in partenza, invece, è rimasto solo lo scheletro.

Ormai la stazione marittima si è trasformata in un circolo anziani, dato che i suoi unici frequentatori sono solo un gruppetto di ultrasettantenni, che si recano giornalmente sul retro della stazione per giocare a carte a riparo dal sole.
Lo scalo che un tempo, ovvero prima dell”arrivo del governo di centrodestra e del dramma dragaggio, accoglieva 30mila viaggiatori a stagione oggi versa in uno stato di totale abbandono. Non è rimasto nulla del centro vitale che era fino a qualche anno fa. Sono solo edifici vuoti, non più in mano alla Provincia, fra l’altro, dato che sono state rimesse nelle mani del demanio.
Una cartolina impietosa per Pescara, ma che purtroppo ben ritrae ciò che l’attuale amministrazione comunale sta facendo in tutta la città.

Il segretario cittadino del Partito Democratico
Stefano Casciano

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