Maltempo, caccia aperta ai fondi per risarcimenti e prevenzione

cadutamassi

Acqua allagamentiPrevenzione: parola feticcio, starnazzata da chiunque come panacea di tutti i mali. Ma quando il danno, ancorché previsto, non si previene perché le fogne non tirano, i tombini sono cementati o tappati, le pompe non sollevano, i soldi non ci sono, il destino è cinico e baro e bla bla bla… allora l’unica forma di tutela resta l’assicurazione, che il danno non lo evita ma almeno lo risarcisce, probabilmente molto prima delle istituzioni. E invece. Quando piove sul bagnato le assicurazioni preferiscono i tropici, cioè si guardano bene dallo stipulare polizze con chi ha attività a rischio reiterato di allagamento. Non resta che fare un bel reportage fotografico a disastro avvenuto, svuotarsi il negozio sputando fango e veleno e compilare l’apposito modulo per i risarcimenti, facilmente scaricabile dai siti comunali o da quello della protezione civile Abruzzo (scheda gialla P, privati).Una volta compilato, il modulo va consegnato al proprio Comune di riferimento insieme a tutta la documentazione utile, dalle foto alle eventuali relazioni tecniche dei Vigili del fuoco o della Polizia municipale. Poi ci si siede, pazienti, ad aspettare l’eventuale ristoro dei danni e l’accoglimento della richiesta di stato di calamità presentata dalla Regione Abruzzo. Nel frattempo, si può sempre sperare che il Comune sospenda il pagamento della Tares a chi ha subito danni, come chiede la Confcommercio, o ci si può indignare perché il comune ha ridotto i fondi destinati alla manutenzione ordinaria di strade e tombini. O magari si può sperare nella politica – il ministero dell’Ambiente ha rimpinguato con 900.000 euro le opere di difesa idraulica del fiume Pescara – o infine si può avere credere nel miracolo, cioè nello sblocco del patto di stabilità che impedisce ai comuni di spendere anche quando i soldi ce li hanno. Sempre che non li debbano spendere per pagare i danni ai cittadini inciampati nelle buche, allagati nelle case, morti nei sottopassi allagati…
Infine, a proposito di prevenzione, un’ultima considerazione: mettere in sicurezza i pochi sottopassi della città di Pescara, come abbiamo già detto, si può: basta un sensore collegato ad un semaforo rosso o ad una sbarra, che il rilevatore d’acqua fa scattare quando questa supera i dieci o venti centimetri. Minima spesa per massima resa, senza contare l’impagabile sensazione di vivere in un Paese moderatamente civile e sufficientemente tecnologico.

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