Lucio, armatore pescarese, da giugno costretto a terra a causa del mancato dragaggio, ci ha fatto salire sul suo peschereccio. Un peschereccio in legno che dovrebbe essere uno dei più resistenti. Dovrebbe. Perché ferme in porto da mesi, le barche vengono messe a dura prova. Ci mostra com’è ridotta la sua imbarcazione. Cavi, cime, motore, tutto alla malora. Danni ingenti. E non si può nemmeno correre ai ripari perché chi lo sa quando si tornerà in mare. Lucio è in lacrime e ci dice, non mi vergogno delle mie lacrime. Il 22 febbraio gli verrà sequestrata la casa perché non è più in grado di pagare il mutuo. Con la sua famiglia, moglie e tre figli, oltre a ritrovarsi sul lastrico si ritroverà anche per strada. Una situazione diventata insostenibile. Eppure la draga è arrivata. Ma è troppo piccola, per armatori e pescatori. In più Mimmo Grosso, portavoce della marineria, ha specificato che la Sidra, la ditta incaricata del dragaggio, se prima aveva garantito che i fanghi sarebbero stato portati in Belgio, ora, sottolinea Grosso, non è più così, contravvenendo dunque a ciò che era stato pattuito prima. Grosso chiede gli atti e annuncia che se ci saranno gli estremi si ricorrerà alla Procura della Repubblica e si andrà per vie legali. Un porto alla deriva, dunque. Stamani ancora un’assemblea della marineria per decidere il da farsi. Il rischio che il dragaggio non parta c’è, dicono a gran voce armatori e pescatori. Si attende l’esito delle analisi, dei carotaggi sul fiume. Ormai il fiume agonizzante chiede giustizia. E la marineria e tutto l’indotto, pure.

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