Molino Alimonti- In affitto per due anni a Casillo

alimontiDue buste per un destino: il destino in questione era ed è quello del Molino Alimonti, le due buste sono quelle aperte questa mattina in Tribunale a Chieti, sezione fallimentare. Oggi più che nelle scorse sette aste andate deserte, era in ballo il destino di un’azienda per anni leader nel settore poi caduta in disgrazia nel 2009 in seguito a due fatti: uno squisitamente societario e l’altro economico-internazionale riconducibile all’impennata del prezzo del grano scatenata dalla crisi russa. All’apertura delle buste, dinnanzi al giudice fallimentare Nicola Valletta, seduti a poca distanza ci sono Leonardo Alimonti e Domenico Mazzilli. Il primo è l’erede dell’ex colosso delle farine ora in concordato preventivo, Mazzilli è il responsabile legale della srl “Molino dell’Adriatico” di Corato, nelle cui buste depositate vi sono le offerte per i tre stabilimenti Alimonti di Roma, Ortona e Guardiagrele. Due anni di affitto al prezzo di 288 mila euro per lo stabilimento di Roma e 244 mila euro per il lotto abruzzese Guardiagrele-Ortona. Un’offerta di affitto con l’opzione di acquisto che viene ritenuta valida, completa e per questo ammissibile, al contrario di un’altra busta, aperta qualche minuto prima e presentata da Leonardo Alimonti e soci, ritenuta “non ammissibile perché priva della certificazione della camera di commercio che attestasse che il legale rappresentante della Molino Alimonti non si sia trovato, negli ultimi cinque anni, in operazioni di concordato o fallimento”. Documento mancante che Leonardo Alimonti ha, il 21 maggio scorso, integrato con apposito atto notarile di avvenuto passaggio di alcune quote della società. La Srl del gruppo Casillo, leader nazionale nel settore, si aggiudica i due anni di affitto dei tre stabilimenti, mentre Leonardo Alimonti annuncia ricorso chiedendo di essere ammesso con riserva: mancano pochi minuti a mezzogiorno quando viene letto il verbale di aggiudicazione dei tre lotti aziendali alla “Molino dell’Adriatico” di Corato, verbale che Alimonti preferisce non firmare ( essendo una sua facoltà farlo oppure no come gli ricorda il giudice Valletta), laddove il rappresentante legale della Srl barese Domenico Mazzilli, appositamente giunto a Chieti, firma non senza un filo di soddisfazione. Si apre con oggi, dunque, la nuova storia del Molino Alimonti dopo 8 aste andate a vuoto e un ultimo tentativo di salvataggio il 2 aprile scorso: era la metà di febbraio quando era saltata l’aggiudicazione ad una nuova società vicina ai vecchi proprietari per oltre 2 milioni e 800 mila euro. Al momento di concretizzare l’affitto, era però saltato tutto: il giudice fallimentare Nicola Valletta aveva, infatti, giudicato insufficiente l’importo delle fidejussioni presentate dalla nuova società, che si chiama Molini Alimonti & Co. Srl.
Ora bisognerà capire come andrà a finire il ricorso presentato, all’apertura delle buste, da Leonardo Alimonti e soprattutto quali siano le intenzioni occupazionali della società barese che si è aggiudicata l’affitto biennale: questa mattina in Tribunale c’erano, infatti, anche alcuni lavoratori in rappresentanza dei circa 90 dipendenti degli stabilimenti di Ortona e Guardiagrele passati dalla cassa integrazione alla mobilità e ancora oggi in attesa di risposte e garanzie. Un’azienda la Molino Alimonti passata da un fatturato da 200 milioni di euro e immobili di pregio, specie a Roma, ad un collasso produttivo e finanziario culminato nel concordato preventivo e nella nomina dei tre commissari giudiziali Remo Di Giacomo, Gianni Di Battista e Giancarlo Primetti.

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