Molino Alimonti- La nuova era “Made in Puglia”

alimontiDopo l’apertura delle buste, il 26 maggio scorso dinnanzi al giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Chieti Nicola Valletta, il passaggio della “Molino Alimonti” al gruppo Casillo di Corato, provincia di Bari, è stato ufficializzato questa mattina con la firma apposta sui contratti di affitto, con possibilità di riscatto, della durata di due anni per i tutti e tre gli stabilimenti del gruppo. Potrebbe ripartire già da fine settembre la produzione ad Ortona, Guardiagrele e Roma. Sembrerebbe chiudersi in questi termini, dunque, la lunga e tortuosa vertenza passata per ben otto aste deserte e tre anni di inattività, specie nelle due sedi abruzzesi. In ballo, da quattro anni ormai, il destino di un’azienda, la Molino Alimonti, per decenni leader nel settore poi caduta in disgrazia nel 2009 in seguito a due fatti: uno squisitamente societario e l’altro economico-internazionale riconducibile all’impennata del prezzo del grano scatenata dalla crisi russa. Due anni di affitto al prezzo di 288 mila euro per lo stabilimento di Roma e altrettanti due anni di affitto a 244 mila euro per il lotto abruzzese Guardiagrele-Ortona: questa l’offerta del gruppo barese 2Molino dell’Adriatico”, questo quanto oggi messo nero su bianco con le firme apposte presso lo studio legale Di Battista di San Giovanni Teatino. ” Nei prossimi giorni torneremo in Abruzzo – ci dice il rappresentante legale della srl barese Domenico Mazzilli, presente oggi insieme ad uno dei fratelli Casillo – per ragionare coi sindacati locali sul futuro delle maestranze abruzzesi: a partire da quelle fino a tre anni fa impiegate presso lo stabilimento di Ortona passando, poi, per gli operai di Guardiagrele per i quali, tuttavia, va fatto un discorso a parte essendo quello uno stabilimento già in forte crisi e perdita “. “Faremo di tutto, come nello stile del gruppo Casillo che rappresento legalmente, per tentare di recuperare e riassorbire il più possibile gli operai abruzzesi – ribadisce Mazzilli – laddove per Roma abbiamo già in corso un ragionamento diverso”. Si apre con oggi, dunque, la nuova storia del “Molino Alimonti” dopo 8 aste andate a vuoto e un ultimo tentativo di salvataggio il 2 aprile scorso: era la metà di febbraio quando era andata in fumo l’aggiudicazione ad una nuova società vicina ai vecchi proprietari per oltre 2 milioni e 800 mila euro. Al momento di concretizzare l’affitto, era però saltato tutto: il giudice fallimentare Nicola Valletta aveva, infatti, giudicato insufficiente l’importo delle fidejussioni presentate dalla nuova società, che si chiama Molini Alimonti & Co. Srl. Un’azienda la Molino Alimonti passata da un fatturato da 200 milioni di euro e immobili di pregio, specie a Roma, ad un collasso produttivo e finanziario culminato nel concordato preventivo e nella nomina dei tre commissari giudiziali Remo Di Giacomo, Gianni Di Battista e Giancarlo Primetti.

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