Certo in campagna elettorale se ne dicono tante. E in certi casi ci si mette la firma e la faccia. Poi si dimentica e si fa finta di niente. Se ne è ricordato stavolta Rifondazione Comunista degli impegni presi da tutti i candidati a Montesilvano che hanno sostenuto la candidata del centrodestra Manola Musa. Quel patto etico, che chiunque come noi può rileggere sui siti dell’11 aprile scorso. “Ogni candidato”, si disse e si firmò solennemente, “si dimetterà all’indomani di una eventuale condanna in primo grado”. Regola morale inflessibile, valida anche per Paolo Di Blasio, imputato nell’inchiesta Ciclone. All’indomani della condanna in 1° grado ora sottolinea Rifondazione Comunista chiedendone ragione alla stessa Musa, quel patto è già carta straccia? Il segretario provinciale di PRC e già candidato sindaco Corrado Di Sante sottolinea inoltre come un altro condannato, Ronaldo Canale, sia rimasto in forza agli organici comunali, come il capogruppo del partito di maggioranza relativa della coalizione di centrosinistra Massimiliano Pavone non perda occasione per incensare l’operato di Cantagallo e dei suoi sodali, e come lo stesso Sindaco Di Mattia, incapace di scelte coraggiose sull’urbanistica che recidano i ponti con quel sistema, non abbia detto una parola all’indomani della sentenza del Trribunale di Pescara. Un silenzio assordante.
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