A poche ore dall’attesissima sentenza del processo Sanitopoli, che verrà emessa verosimilmente nella mattinata di lunedì, le motivazioni di un altro pronunciamento di altri giudici sempre sullo stesso troncone d’inchiesta sembrano poter incidere su uno dei passaggi – chiave dell’intera vicenda ovvero la credibilità del grande accusatore, Vincenzo Maria Angelini.
Infatti, in meno di tre settimane, si sono conosciute le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila che ha riformato quella di assoluzione emessa dal GUP di Pescara, condannando l’ex presidente della Regione, Giovanni Pace, ed il genero Vincenzo Trozzi (ex vice presidente della FIRA) rispettivamente a 2 anni e a 1 anno e 4 mesi per il reato di concussione. I due, che sono stati assolti dall’accusa di associazione per delinquere, faranno ricorso in Cassazione.
L’ex Governatore era accusato di avere intascato una mazzetta di 100 mila euro, chiesta dall’ex Presidente FIRA Giancarlo Masciarelli ad Angelini proprio per conto di Pace. Soldi che poi l’ex re delle cliniche private avrebbe materialmente consegnato a Trozzi. Su questa dazione Angelini aveva fornito agli inquirenti un racconto non sempre puntuale ma per i giudici dell’Appello è credibile, soprattutto per l’entità della dazione e per il contesto generale in cui era stato costretto. Insomma, Angelini è un soggetto attendibile seppur con la memoria non sempre precisissima come dimostrato anche nel corso del processo Sanitopoli (l’esempio del giaccone indossato il giorno della consegna di una somma di denaro in cambio della famosa busta di mele a Del Turco ne è un esempio). Convinzione che sembra stridere con le arringhe difensive degli imputati, ultima in ordine di tempo quella di ieri dell’ex manager della ASL di Chieti, Conga, che hanno cercato di demolire l’impianto accusatorio, costruito non soltanto sulle dichiarazioni di Angelini, grande accusatore, imputato e parte lesa in Sanitopoli.

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