Noemi, si va verso le infusioni di staminali?

Noemi“L’ospedale di Brescia, benché siano chiarissimi i ruoli e i compiti della dottoressa Molino, ha chiesto ulteriori chiarimenti che il tribunale dell’Aquila fornirà il 13 agosto prossimo. Ma i giudici non pongono sospensioni quindi si andrà avanti perché l’unica sottolineatura è il rispetto delle liste di attesa legato alla gravità dei malati che a Brescia non sono mai state stilate secondo criteri d’urgenza ma solo con il pronunciamento dei tribunali” – così l’ideatore del metodo Stamina, Davide Vannoni, relativamente alla vicenda di Noemi, la bimba di Guardiagrele, affetta da Sma1, la terribile Atrofia Muscolare Spinale, per la quale il giudice dell’Aquila ha nominato commissario ad acta, con compiti di organizzare il gruppo di lavoro che dovrà intervenire sulla piccola, la biologa di stamina, Erica Molino, ordinando di attivare le procedure da subito.
Il giudice Ciro Riviezzo, presidente del Tribunale dell’Aquila, ha fissato per il prossimo 13 agosto l’udienza nella quale si discuteranno i chiarimenti chiesti dagli Spedali Civili di Brescia all’indomani del provvedimento dello stesso Tribunale in cui Molino viene nominata commissario.
Nel documento che fissa l’udienza non ci sarebbero passaggi che sospendono l’efficacia del provvedimento con cui si stabilisce il percorso per la cura; si cita il fatto che l’infusione di cellule staminali è legata alle urgenze rappresentate da pazienti più gravi di Noemi. Secondo Vannoni, “a Brescia non sono state stilate liste di attesa in base alla gravità dei malati perché i medici non hanno mai esaminato i malati, lavandosene di fatto le mani. In tal senso non ci sono ostacoli ad attuare quanto stabilito dal Tribunale dell’Aquila riguardo le infusioni su Noemi nell’ambito
di un percorso che vede la dottoressa Molino responsabile unica”. E oggi è il giorno dell’insediamento a Brescia della dottoressa Molino che assumerà pieni poteri, cominciando a individuare l’equipe medica che dovrà effettuare le cure con le cellule staminali già conservate nello stesso ospedale. 

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