23 milioni già spesi su 250 previsti, 100 milioni di royalties di cui 55 all’Abruzzo ed ulteriori 100 milioni di fatturato previsto per il Porto di Ortona, per non parlare dei 200 posti di lavoro previsti escluso l’indotto. Vista così sembra una più che ghiotta opportunità economica per la nostra Regione, se non fosse per il fatto che il prezzo da pagare rischia di essere ancora più alto. Stiamo parlando, infatti, della piattaforma a 6 chilometri al largo della suggestiva costa di S.Vito, della Ombrina Mare che proprio ieri ha ricevuto l’ok dalla Commissione Nazionale di Valutazione d’Impatto ambientale, creando giustificato panico ed allarme tra ambientalisti e non solo. Si tratta infatti di una piattaforma petrolifera e raffineria nel cuore dell’istituendo Parco Nazionale della Costa Teatina che in un lungo periodo di attività estrattiva di circa 30 anni, dovrebbe tirare fuori dai 5000 ai 10.000 barili al giorno, per un totale di 40 milioni di barili o in alternativa di 200 milioni di metri cubi di gas naturale recuperabile. La Regione, che anche rispetto a passate battaglie aveva ribadito il suo no alla petrolizzazione, si trincera dietro un problema di competenza – possiamo decidere sulla terra, ma sul mare non abbiamo voce in capitolo – pronti, invece, a scendere in trincea le associazioni ambientaliste come wwf e Legambiente, i comitati spontanei ed anche diversi amministratori locali come il sindaco di S.Vito Rocco Catenaro che annuncia una feroce protesta e la disobbedienza civile. A quanto pare però l’inglese Medoil ha avuto maggior fortuna dell’Eni, che sette anni fa si é vista rigettare il progetto di un Petrolchimico ad Ortona, anche se, stando ai termini del progetto, l’attività non sembra essere meno rischiosa dovendo estrarre petrolio in quel tratto particolarmente sporco e pieno di gas e dovendo per questo realizzare anche un impianto di desolforizzazione. “Tutto questo per una presunta indipendenza energetica di appena 7 settimane?” si chiede Legambiente per bocca del presidente Angelo Di Matteo, mentre la professoressa Maria Rita D’Orsogna del WWF parla di scelta incomprensibile e dannosa per le comunità e le attività turistiche e produttive agricole dell’intera zona.
LA LETTERA DEI VESCOVI ABRUZZESI
“In questi giorni è diventata nota l’approvazione da parte del Ministero dell’Ambiente del progetto petrolifero denominato Ombrina Mare 2. Dopo le paure scatenatasi nelle scorse settimane, dopo le notizie che per qualche giorno sono state diffuse su uno sversamento al largo di Rospo Mare, ancora una volta sento alzarsi con forza sentimenti di tristezza e timore da tantissimi abruzzesi.
L’Ufficio di Pastorale Sociale, per conto della CEAM, si è già espresso varie volte negli anni, inviando anche proprie osservazioni al progetto petrolifero in oggetto. Gli stessi arcivescovi e vescovi della CEAM hanno presentato in due occasioni analoghi comunicati per esortare tutti alla custodia del Creato e ad uno sviluppo sostenibile, partecipato democraticamente e nell’interesse del bene comune e non solo di una parte del Paese.
Auspico ancora che la politica tutta, dai futuri parlamentari fino ai Consigli Comunali, e coloro che hanno a cuore il bene comune s’impegnino a difendere questa meravigliosa terra che è la Costa Teatina con tutti gli uomini e le donne che vi abitano. Fermate Ombrina Mare, fermate ogni progetto petrolifero e di sfruttamento selvaggio dell’ambiente naturale; difendete il Creato, ponete la sua salvaguardia al centro di una politica che sia perseguimento del bene comune, rifuggite da interessi particolari ed egoistici, che possono compromettere il benessere di tutti e la capacità di futuro delle giovani generazioni. Ai credenti, in particolare, si impone il dovere di tutelare ad ogni costo il valore della vita, la dignità della persona in tutte le sue dimensioni, la promozione della giustizia e della pace, in nome del Vangelo e per il bene del mondo intero”.
don Carmine Miccoli
Coordinatore Regionale dell’Ufficio di Pastorale Sociale CEAM
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