La procedura per l’insediamento petrolchimico offshore di Ombrina Mare 2 subirà uno stop di almeno due anni. Lo ha comunicato la stessa Medoilgas. Il ministero dell’ambiente ha chiesto un’implementazione della procedura di Valutazione d’impatto ambientale, subordinando il rilascio del Via all’avvio della procedura di Autorizzazione integrata ambientale. Questa richiesta, secondo la Medoilgas, titolare della concessione, fa slittare di almeno due anni l’inizio dell’attività petrolifera.
Il comunicato ufficiale Medoilgas
· il D.Lgs. 128/2010 ha introdotto un divieto di svolgimento di attività off-shore (entro 12 miglia delle aree protette ed entro 5 miglia dalla costa) riguardante anche ai progetti “in corso di autorizzazione” che avevano già comportato ingenti investimenti (oltre 20 milioni di euro nel caso di Ombrina);
· la legge 134/2012 ha escluso espressamente dal divieto tali progetti, anche per scongiurare la possibilità di seri contenziosi in sede nazionale ed Europea, aumentando al contempo le royalties per la produzione a mare (+ 75% per il petrolio e + 43% per il gas); conseguentemente è ripreso il percorso autorizzativo di Ombrina;
· nel marzo 2013, dopo che in gennaio la competente Commissione Tecnica VIA aveva già espresso il suo parere favorevole al progetto, il Ministero ha deciso di riaprire la procedura VIA solo per consentire alla Regione Abruzzo di formulare il proprio parere, nonostante fossero scaduti i termini di legge e nonostante i diversi inviti a provvedere che erano stati in tal senso rivolti alla Regione nei mesi precedenti;
· il 3 aprile scorso, la Commissione Tecnica VIA ha espresso nuovamente il proprio parere positivo e il successivo 17 aprile la Direzione VIA ha trasmesso agli uffici del Ministro lo schema di decreto di compatibilità ambientale;
· oggi il Ministero ordina un nuovo supplemento istruttorio che, oltre a essere in contraddizione con quanto precedentemente indicato dallo stesso Ministero, e a prescindere dal fatto che sia o meno legittimo, avrebbe potuto in ogni caso essere disposto precedentemente e quindi essere probabilmente già stato condotto a termine.
La decisione di anticipare la procedura AIA arreca un ulteriore ingiustificato ritardo al progetto e lancia l’ennesimo segnale negativo alla comunità degli investitori internazionali a pochi giorni dalla notizia diffusa da Confindustria relativa al crollo del 75% di tali investimenti nel nostro Paese nel 2012. La decisione del Ministero – a cui Medoilgas si riserva di opporsi con gli strumenti di legge -, non contestando il merito del progetto, rischia tra l’altro di arrecare ulteriori importanti ritardi all’avvio della fase di sviluppo del giacimento con il rischio di comprometterne sempre più la sostenibilità economica.
Sergio Morandi, Amministratore Delegato di Medoilgas Italia ha dichiarato: “Il nostro progetto è conforme a tutte le leggi italiane che governano il settore. Le imprese hanno bisogno di sapere cosa possono fare, a quali condizioni ed in quali tempi. C’è assoluta necessità che le Aziende e gli investitori tornino a guardare con fiducia all’Italia; il perdurare delle attuali difficoltà compromette qualsiasi possibilità di ripresa per questo Paese”.
OMBRINA:Dichiarazione del presidente del WWF Abruzzo Luciano Di Tizio:
“Lo stato deve tutelare i diritti dei cittadini. Il Ministero dell’Ambiente è obbligato a far rispettare le leggi nazionali ed europee, visto che l’Autorizzazione Integrata Ambientale deriva da una normativa comunitaria, e non a soddisfare gli interessi di parte di ignoti proprietari di una qualsiasi azienda. Interessi che, peraltro, sono diametralmente opposti a quelli degli abruzzesi che in massa si stanno opponendo a questo progetto disastroso.
Il richiamo che la società fa a ritardi di investimenti, peraltro usando per l’ennesima volta cifre che dire ballerine è un eufemismo, è ridicolo in quanto il popolo abruzzese semplicemente non li vuole perché pone a rischio investimenti ben più consistenti di tanti lavoratori e aziende del territorio. Il 13 aprile 40.000 persone hanno sfilato a Pescara contro questo progetto coinvolgendo quasi tutti i settori dell’economia, decine di comuni, due province, centinaia di associazioni e tre diocesi. Oggi stesso le associazioni di balneatori in Senato hanno ribadito il loro no alla deriva petriolifera che pone a rischio migliaia di posti di lavoro. Il futuro economico dell’Abruzzo non è nero petrolio perché abbiamo un presente nel turismo e nell’agricoltura da difendere e sviluppare”
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