CHIETI – E’ iniziato questa mattina davanti ai giudici della Corte d’Assise di Chieti il processo per l’omicidio di Tommaso Cagnetta, l’ambulante di 42 anni ucciso il 2 luglio dello scorso anno a Pescara con un colpo di pistola. Sul banco degli imputati Angelo Ciarelli, rom di 38 anni. La Corte ha ammesso le prove richieste dall’accusa ed ha affidato l’incarico a Caterina Del Zingaro di deregistrare le intercettazioni telefoniche ed ambientali . I genitori della vittima Michele Cagnetta e Giuseppina Miro , assistiti dagli avvocati Giulio Lazzaro e Cristina Valentini , si sono costituiti parte civile nel processo . Ciarelli ,su cui pende l’accusa di omicidio volontario, era in aula insieme ai suoi legali Franco Metta e Giancarlo De Marco. L’accusa è sostenuta dal Pm Valentina D’Agostino .
Gli investigatori hanno riscontrato che l’ogiva del proiettile che ha ucciso Cagnetta al Ferro di Cavallo a Pescara è compatibile con i 13 proiettili calibro 38 trovati in un calzino di Ciarelli nascosto in un tombino vicino alla sua abitazione. Il perito ha poi stabilito che il colpo partito dalla pistola avrebbe colpito Cagnetta direttamente senza deviazioni: un colpo solo che colpì al fianco sinistro l’ambulante che perse la vita, a distanza di mezz’ora, al pronto soccorso. Dagli esami condotti sui suoi indumenti sarebbero state individuate tracce di polvere da sparo ma non su uno stesso campione. Inoltre, nei giorni dell’omicidio, le impronte del rom sono state trovate sulla Renault Clio, l’auto sequestrata nel giorno in cui Cagnetta ha perso la vita.
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