Operazione “Volturno”- Sequestri anche nel teramano ( dopo Firenze, Roma e Pisa)

gdfTocca anche la provincia di Teramo l’operazione della Guardia di Finanza denominata “Volturno” e scattata all’alba con il coordinamento dei finanzieri del gruppo di Firenze. Le fiamme gialle hanno eseguito a Firenze, Pisa,Teramo e Roma, misure cautelari nei confronti di 13 persone (2 custodie cautelare in carcere, 7 arresti domiciliari, 4 obblighi di presentazione trisettimanale alla polizia giudiziaria). I destinatari del provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Firenze, Anna Donatella Liguori (su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia diretta da Giuseppe Creazzo) sono 10 cinesi, 2 senegalesi ed 1 italiano: tutti appartenenti ad un’associazione per delinquere finalizzata alla produzione e commercializzazione di accessori di abbigliamento contraffatti. Del sodalizio criminale facevano parte anche altre 4 persone denunciate a piede libero. Nel corso delle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Tommaso Coletta, sono stati sequestrati complessivamente 26.447 accessori di abbigliamento contraffatti, 1 immobile adibito a laboratorio di pelletteria e 22 macchinari per la produzione dei manufatti. Sono stati sottoposti a sequestro preventivo finalizzato alla confisca un’ abitazione di residenza di alcuni dei soggetti coinvolti, 6 autovetture ed 1 furgone, per un valore complessivo di 295mila euro, nonchè le somme depositate su 13 conti correnti. L’operazione ha preso il via a seguito di un controllo, nell’estate del 2013, presso una ditta di pelletteria, nella zona industriale di Sesto Fiorentino – zona Osmannoro- gestita da un cittadino cinese, dedita alla contraffazione “di qualita’” di articoli in pelle. Le successive indagini hanno accertato che l’organizzazione criminale era interamente gestita dai componenti di una famiglia di origine cinese. Questa si era specializzata nella produzione di borse, cinture, portafogli contraffatti di ottima qualità delle principali griffe internazionali (Hermes, Prada, Miu Miu, Gucci). Materie prime (pellame e componenti per rifinire le borse), etichette, placchette, cartellini erano importati dalla Cina e poi lavorati ed assemblati presso il capannone della ditta sito all’Osmannoro. Oltre alle materie prime, la ditta importava anche prodotti finiti. Alcune delle pelli importate sono risultate appartenere a specie protette (in particolare “pitone reticolato”) ed erano sprovviste di qualsiasi autorizzazione Cites. Gli articoli erano commercializzati sul territorio nazionale o destinati ad altri paesi dell’Unione Europea. Il tutto completamente “in nero” dal punto di vista tributario. 

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