Orso morto. L’indagato confessa, “ho sparato io”

orso morto“Sono stato io”. Ha confessato davanti al PM Aura Scarsella il 57enne cantoniere dell’Anas iscritto sul registro degli indagati, in merito alla morte dell’orso, rinvenuto senza vita venerdì scorso a Pettorano sul Gizio. Si tratta dell’ operaio che era rimasto ferito nei giorni scorsi dopo un incontro ravvicinato con un orso. L’ipotesi a suo carico è di uccisione di animale di specie protetta con arma da fuoco, in riferimento alla fucilata che ha ucciso il plantigrado, così come emerso dalle analisi effettuate a Grosseto sul corpo dell’animale. Al magistrato l’uomo avrebbe confessato di aver sparato, ma di non aver visto che si trattava di un orso perché, in un attacco di panico per i rumori era caduto nel terreno e aveva fatto fuoco in modo accidentale.

I due pallettoni trovati durante la necroscopia nella carcassa dell’orso sono stati immediatamente trasmessi come corpo di reato alla procura di Sulmona per essere sottoposti ad esame balistico insieme ai sei fucili e alle cartucce sequestrate in casa dell’operaio. L’obiettivo è accertare se i colpi sono compatibili con i pallettoni contenuti nelle cartucce sequestrate. I veterinari dell’Istituto zooprofilattico di Grosseto stanno ancora cercando nella carcassa gli altri due pallettoni che hanno colpito l’orso; i fori trovati sul fianco destro posteriore dell’orso sono quattro. Ma gli accertamenti passano in secondo piano dopo la confessione dell’indagato, cui e’ stata contestata anche la violazine della legge sulla caccia.

Lav, Procura contesti a indagato altri reati
La Lav esprime in una nota soddisfazione per le indagini condotte dal Corpo Forestale dello Stato che in Abruzzo ha individuato un indagato per l’efferata uccisione dell’orso avvenuta venerdi’ scorso.
La Lav chiede che la Procura della Repubblica di Sulmona contesti all’uccisore dell’orso non solo il reato di animalicidio (articolo 544 bis del Codice penale), che prevede fino a due anni di reclusione, ma anche il furto venatorio (articoli 624 e 625 comma 7) e la distruzione di specie protetta (articolo 727 bis). Cio’ – sostiene l’associazione – e’ fondamentale per migliorare la gia’ positiva indagine del Corpo Forestale dello Stato, dato che si tratta di reati contro tutti e contro lo Stato e visto che l’orso e’ una specie particolarmente protetta, anche a livello internazionale.
La Lav chiede al Prefetto dell’Aquila di revocare immediatamente la licenza di caccia e il porto d’armi all’indagato. Governo e Parlamento integrino la Legge 189 del 2004 prevedendo l’applicazione delle misure cautelari personali fondamentali per chi si macchia di tali delitti al fine di non farli reiterare e attivando intercettazioni e il mandato di arresto europeo per crimini sovranazionali. Bisogna dotare di adeguati strumenti investigativi le Forze di Polizia, dice infine la Lav.

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