Padre adottivo omicida: “Ero in preda ad un delirio”

Rolli Roseto

foto 12La tragedia di Via Petrarca destinata ad avere serie ripercussioni. Si farà piena luce sulle ragioni che hanno permesso ai coniugi Maravalle di giungere all’adozione del piccolo Maxim. Va individuato al più presto il punto in cui é avvenuto il corto circuito, lo vuole accertare la Magistratura, ma anche i funzionari russi che hanno confidato nell’apparente idoneità di Massimo Maravalle e della moglie, avvocato, Patrizia Silvestri, tanto da preferire di affidare a loro il piccolo, piuttosto che ai parenti naturali. Intanto questa mattina l’interrogatorio di garanzia in carcere a S.Donato affidato al Gip Gianluca Sarandrea, presente l’avvocato di Maravalle Alfredo Forcillo e a sorpresa si é visto anche il noto avvocato Giuliano Milia, mentre é trapelata la notizia che all’autopsia del piccolo Maxim sabato mattina ha chiesto di partecipare anche un perito di parte. Segno evidente che, probabilmente per semplice solidarietà nei confronti di una stimata collega o per altro tipo di ragioni, i big del Foro di Pescara hanno una particolare attenzione nei confronti di questa terribile vicenda. Sull’interrogatorio di questa mattina Maravalle non ha potuto che confermare la piena confessione. Affetto da psicosi atipica aveva deciso autonomamente, senza dire niente a nessuno, di sospendere la somministrazione delle medicine che gli procuravano fastidiosi effetti collaterali. Decisione fatale visto che il riacutizzarsi della sua patologia lo hanno portato ad agire in preda ad un vero e proprio delirio: “Immaginava assurdi complotti – ci spiega l’avvocato Forcillo – e temeva che qualcuno potesse portargli via il bambino e ha deciso cosi di ucciderlo.” Il Pm Andrea Papalia, intanto, ha confermato la richiesta d’incidente probatorio per verificare le condizioni di semi infermità. Ma, come detto, le attenzioni ora si spostano principalmente sulla procedura che ha portato i Maravalle ad ottenere l’adozione. Ce lo hanno ribadito più volte i vicini la mattina dopo la tragedia, all’esterno sembrava inattaccabile l’immagine di famiglia del “Mulino Bianco”, lo confermano anche le carte della commissione Asl e quelle del Tribunale dei Minori, ma Maravalle era in cura dal 2002 e nelle sue condizioni non poteva adottare. Lo psichiatra della Asl, il Professor Sabatino Trotta, presente anche lui stamane all’interrogatorio prova a dare una sua spiegazione: “E’ evidente che c’é stato un tentativo elusivo di chi era consapevole della propria patologia e l’ha tenuta nascosta”. Ma chi altri sapeva ed ha fatto finta di nulla?

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.

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