Pescara, gli eventi per la Giornata della Memoria

blundo1

Orchestra Femminile MediterraneoE’ una prima assoluta quella che andrà in scena sabato prossimo alle 21 al Massimo di Pescara. Lo spettacolo di teatro musicale dal titolo “Ad Auschwitz c’era un’orchestra femminile”. L’evento, patrocinato dalla Biblioteca Provinciale e dal Comitato dell’ANPI “Ettore Troilo”, è il 3° appuntamento della rassegna “Musica e Società”, organizzata dall’Orchestra Femminile del Mediterraneo e dalla Fondazione Dean Martin, in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità della Regione, con il Comune di Pescara e con la Fondazione PescarAbruzzo.
Lo spettacolo viene proposto in occasione del Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno in onore delle vittime dell’olocausto. E’ liberamente tratto dal racconto “Ad Auschwitz c’era un’Orchestra” della pianista – cantante Fania Fenelon, deportata in quel campo di concentramento, luogo in cui le SS vollero costituire un’orchestra femminile con le prigioniere. Nel corso della serata verranno eseguiti brani amati dai gerarchi nazisti alternati a narrazione e drammatizzazione delle protagoniste, mettendo in luce gli stati psicologici delle deportate musiciste costrette a suonare fino a 18 ore al giorno davanti a un pubblico di prigionieri e carnefici. Lo spettacolo, che vede protagoniste le attrici Tiziana Di Tonno e Edmea Marzoli oltre all’Orchestra Femminile del Mediterraneo, diretta da Antonella De Angelis, sarà replicato martedì 27 gennaio al teatro Comunale di Città S.Angelo e il giorno successivo al teatro Tosti di Ortona.

Sabato 24 gennaio 2015 ore 17.30 nella sala La Figlia di Jorio del palazzo della Provincia di Pescara si terrà la manifestazione “La Provincia per la Memoria 1945 – 27 gennaio – 2015 Settantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz”, voluta dal Presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco. Il Prof. Marco Patricelli terrà una conferenza dal titolo “Witold Pilecki il volontario che rivelò al mondo l’orrore di Auschwitz”.

Il tenente di cavalleria Witold Pilecki nel 1940 ha 38 anni. Sotto falso nome si lascia arrestare, come fosse per caso, nel corso di una retata della Gestapo. Il suo piano, proposto e accettato dai vertici dell’Esercito clandestino polacco che ha contribuito a fondare, è di essere rinchiuso ad Auschwitz per poter informare il mondo su cosa accade davvero dentro a quel lager di cui si raccontano a mezza voce cose orribili, e costruire una rete di resistenza. E’ lui, prigioniero sotto falso nome, a far filtrare il primo rapporto sugli orrori di Auschwitz, il primo documento in possesso degli Alleati già a marzo 1941. Pilecki è abile, astuto e fortunato. Dopo quasi mille giorni di prigionia, durante i quali rischia più volte la morte per malattia e per eliminazione, e dopo aver inoltrato all’esterno racconti dettagliati sulla “fabbrica dello sterminio”, evade rocambolescamente nel 1943. Gli Alleati hanno ritenuto i suoi rapporti “esagerati”: non sono riusciti a credere a quello che ha scritto e narrato nei minimi dettagli, eppure è tutto vero. Successivamente si batte nell’insurrezione eroica e disperata di Varsavia del 1944, e finisce nuovamente prigioniero dei tedeschi fino alla fine della guerra. Liberato, senza che nel frattempo i tedeschi lo abbiano mai collegato all’ufficiale già arrestato nel settembre del 1940. Nel 1945, sconfitto il nazismo contro cui si era battuto sacrificando la famiglia e gli affetti, lo ritroviamo in Italia dove si offre nuovamente volontario per tornare in Polonia e cercare di strapparla da un’altra dittatura e da un altro sistema di terrore: lo stalinismo. Sa già che gli ideali di libertà per i quali ha speso i suoi anni e ha patito l’indicibile non sono riusciti a strappare la Polonia, tradita dagli alleati occidentali, al suo destino. È il tempo dell’Armata Rossa e dell’indottrinamento sovietico: tutto quello che Pilecki ha fatto non conta nulla per le autorità comuniste, che gli danno la caccia come a un nemico pericolosissimo e lo arrestano: è un uomo scomodo, un ‘traditore’, un ‘agente imperialista’, un ‘nemico del popolo’ da eliminare. La sua sorte è segnata: è condannato tre volte a morte in un processo farsa in cui il suo accusatore non è neppure laureato in Legge, la difesa non ha poteri, i testimoni a favore non sono ascoltati oppure sono minacciati e la giuria si limita a recitare un copione già scritto. Viene giustiziato il 25 maggio 1948 con un colpo alla nuca e il suo corpo viene interrato di notte in un luogo segreto. Su di lui e su quello che ha fatto cala il silenzio. La damnatio memoriae è assoluta, vietato persino pronunciare il suo nome, la famiglia viene osteggiata. La riabilitazione avviene solo col crollo del muro di Berlino, ma ancora oggi, nonostante tutte le ricerche, i due figli ignorano dove sia sepolto. In Occidente questo eroe dell’umanità è pressoché sconosciuto.

Marco Patricelli insegna Storia dell’Europa contemporanea all’Università G. d’Annunzio di Chieti ed è consulente del TG1 Storia. Dai suoi libri sono stati tratti docufilm e docufiction trasmessi in Italia e all’estero. Tiene regolarmente conferenze e seminari a livello internazionale, in Italia e in Europa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sii il primo a commentare su "Pescara, gli eventi per la Giornata della Memoria"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato


*