Non è bastata la chiusura dei rubinetti già dallo scorso anno. Sul sociale a Pescara il Comune in predissesto sta per far calare una nuova scure di tagli. 700mila euro nel 2015 (poi scesi a 300mila nella stesura definitiva del nuovo bilancio di previsione) e 800mila per i successivi due esercizi. Uno scenario che i sindacati territoriali e dei pensionati di CGIL CISL e UIL rappresentano con un giudizio a quattro “I”: Inaccettabile, incoerente, ingiusto e immorale. Inaccettabile che il disavanzo prodotto dalle precedenti amministrazioni ricada sulle fasce di reddito medio-basse e sui pensionati. Incoerente ai valori e alle fasce sociali che dovrebbe rappresentare una Giunta di Centrosinistra. Ingiusto perché queste fasce hanno già pagato il loro tributo alla crisi, a fronte di enormi e scandalose fasce di evasione che emergono ogni giorno in città. Immorale perché si riduce a livelli insostenibili i servizi di tutela, assistenza e sostegno alle persone più in difficoltà, e di riflesso si determina anche la perdita di quote lavoro nel settore del welfare, su decine di operatori, anche a fronte di rumors relativi a prossime esternalizzazioni dei servizi presso Aziende di altre città.
Se questi tagli dovessero essere confermati anche nel passaggio-lampo in Consiglio comunale (chiamato al voto finale entro il 27 maggio) -spiegano i sindacati, pronti a tornare in piazza- in tre anni il sostegno al welfare sarà dimezzato a Pescara, passando dal 6 a meno del 4% del bilancio, in un Comune che dovrebbe dirsi… di sinistra.
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