Pescara: in bici in difesa dell’Artico

ghiaccioSono state migliaia le persone che hanno preso parte, alla #IceRide, la pedalata polare promossa daGreenpeace in 32 Paesi del mondo ( www.iceride.org ), giunta quest’anno alla seconda edizione. Oltre 150 gli eventi in tutto il mondo organizzati non solo da Greenpeace ma anche da gruppi di cittadini che spontaneamente hanno aderito. Anche a Pescara, Roma, Ferrara e in altre 12 città italiane si è svolta questa importante mobilitazione per chiedere l’istituzione di un Santuario globale per proteggere l’Artico dalle trivellazioni petrolifere e dai cambiamenti climatici. A Pescara l’iniziativa è partita dal lato nord del ponte del mare alle ore 16.00. Bambini, famiglie, appassionati di bici e non solo, hanno attraversato la città pedalando, per ricordare che 6 milioni di persone si sono schierate in difesa dell’Artico. Colori, musica e sorrisi hanno accompagnato l’evento che si è concluso con un caloroso applauso in Piazza Primo Maggio. “L’iniziativa di oggi mostra che il futuro dell’Artico sta per fortuna a cuore a migliaia di persone. Tutti, infatti, veniamo colpiti dallo scioglimento dei ghiacci e dall’innalzamento del livello delle acque, così come dall’intensificarsi dei fenomeni estremi per colpa dei cambiamenti climatici. Trivellare per il petrolio in un posto dove la temperatura sta aumentando più che in ogni altro luogo della Terra è totalmente insensato” commenta Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. Oltre ai 6 milioni di persone che hanno firmato la petizione su www.savethearctic.org, sono già 1.200 in tutto il mondo i Premi Nobel e gli uomini di Stato che hanno firmato un documento in dieci punti, chiamato “Dichiarazione Artica”, per chiedere l’istituzione di un Santuario di protezione nella regione polare. Intanto, si è appena conclusa in Russia, dopo un anno, l’inchiesta giudiziaria che riguardava i 30 membri dell’equipaggio della nave “Arctic Sunrise” protagonista a settembre scorso di un’azione pacifica di protesta contro una piattaforma petrolifera, costata agli “Arctic 30” due mesi di carcere. Anche dopo la loro scarcerazione, in seguito a un’amnistia, l’inchiesta era andata avanti.

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