Un lungo applauso ha salutato il feretro di Giandomenico Orlando, il pasticciere 67 enne di Pescara ucciso con quattro coltellate, mercoledì mattina, davanti al suo laboratorio in via Puccini. In tanti ai funerali di Gianni, così lo chiamavano tutti quelli che lo conoscevano, celebrati nella chiesa di Sant’Andrea. La chiesa gremita, il dolore dei familiari, ma anche la rabbia perché, forse, quella morte si sarebbe potuta evitare: tanta l’incredulità di chi lo conosceva bene, di chi conosceva i suoi sacrifici di padre, lavoratore e marito. Il corteo che ha accompagnato il feretro di Giandomenico Orlando si è mosso a piedi fermandosi davanti alla pasticceria di via Puccini: fondata dallo stesso Orlando, è proprio dinnanzi la saracinesche della sua seconda casa che Gianni ha trovato la morte. Una morte assurda, continuano a ripetere i familiari: una morte tristemente annunciata. I motivi del suo assassinio sono da ricercare in banali beghe condominiali che si trascinavano da anni, beghe culminate nell’agguato mortale di mercoledì mattina. Grieco, il 42enne buttafuori accusato di omicidio per futili motivi, resta recluso nel carcere di Castrogno: nei suoi confronti la polizia, nell’ambito di due procedimenti per precedenti aggressioni, aveva presentato alla Procura cinque informative in cui si ravvisava la necessità di una misura cautelare. Misura che, però, non è mai arrivata. Non si danno pace i figli e la moglie del pasticciere molto noto in città. La salma riposerà nel cimitero di San Silvestro.
Presenti, tra gli altri, alle esequie, il sindaco e il vicesindaco di Pescara, Marco Alessandrini ed Enzo Del Vecchio. Nella sua omelia padre Costante Baron ha invocato “la misericordia per il nostro fratello e per chi, purtroppo, ha fatto questo gesto inconsulto e inumano. Attenti che il nostro cuore sia capace di perdonare e che non venga attanagliato dalla violenza – ha aggiunto il sacerdote – non dobbiamo avere sentimenti di vendetta. Certamente tutti avete conosciuto Giandomenico – ha proseguito – e avete assaggiato i suoi dolci. Un lavoro, il suo, che in qualche modo addolcisce la vita. Lo avete conosciuto per tutto quello che ha operato. Avete conosciuto la sua bontà. Siamo qui per riconoscergli tutto questo e oggi, almeno per oggi, per dirgli un grazie sincero”. Per il sindaco Alessandrini “resta il senso di incredulità” per una “morte così assurda, così violenta e così ingiusta”. Il vicesindaco invece ha auspicato una “forte riflessione su ciò che è stato fatto e su ciò che non è stato fatto” e sul perché l’omicida abbia “potuto essere lì in quel momento”.
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