E’ dal 2006 che la statistica delle donne uccise nel nostro paese è in continuo aumento, fino alle centodieci donne uccise nel 2012 , quasi una ogni tre giorni. Quasi tutte uccise dai mariti, ex mariti, fidanzati, ex fidanzati, cioè dalle persone che gli stavano più vicino, che conoscevano meglio, spesso dal padre dei loro figli. E’ stato questo l’argomento al centro di una tavola rotonda organizzata dalla Cgil e dallo Spi all’Aurum di Pescara. “Di queste storie la cronaca ci racconta tutto, anche i dettagli più terribili hanno detto le relatrici – ma la cronaca non mette mai queste storie l’una a fianco all’altra, le tratta come fossero storie singole, nate dentro un rapporto d’amore sbagliato, donne morte per passione, per possesso, per gelosia. E cosi questa cronaca uccide le donne una seconda volta, perché cancella del tutto quello che queste morti ci stanno gridando, ogni tre giorni , dai marciapiedi delle nostre città: libertà, indipendenza, autonomia, ecco cosa ci gridano queste storie”. Tutte le donne vengono uccise infatti nel momento in cui vogliono riprendersi la vita in mano, lasciare l’uomo con cui stavano e riprendersi la libertà. Martiri per la libertà, sono state definite, le tante donne uccise nel nostro Paese, nell’indifferenza generale, nella rimozione e nell’assenza di politiche attive volte ad arginare l’endemica violenza di cui le donne italiane sono oggetto.
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