Decine di associazioni ambientaliste, del commercio, importanti sindacati, organizzazioni di categoria, movimenti civici, comitati che da anni si battono sul territorio per uno sviluppo sostenibile, amministrazioni territoriali e semplici cittadini si ritroveranno sabato 13 aprile a Pescara sotto la madonnina sul molo nord nei pressi del Ponte del Mare per sostenere con forza le ragioni del no alle trivellazioni petrolifere nel Mar Adriatico. Si fa sempre più consistente, infatti la minaccia delle trivelle sul tratto abruzzese del nostro mare dopo la concessione da parte del Governo Nazionale di nuove autorizzazioni elle multinazionali petrolifere per avviare ricerche di idrocarburi davanti le nostre coste. Presentado l’iniziatica il Presidente del WWF Abruzzo, Luciano Di Tizio, ha ricordato che la mobilitazione è scattata dopo l’approvazione del Progetto Ombrina Mare della Medoilgas anche se è la vera e propria deriva petrolifera contenuta nel documento Strategico di Energia Nazionale varato dal governo Monti a preoccupare associazioni, sindacati e movimenti. Nel documento varato peraltro da un governo dimissionario, ricorda l’esponente del WWF, sono contenute scelte che incideranno sul futuro economico ed ambientale della nostra regione almeno fino al 2020. Il Direttore di Confesercenti Abruzzo, Enzo Giammarino, ha ricordato come la petrolizzazione dell’Adriatico metterebbe in pericolo oltre 30mila posti di lavoro, Occupati che operano attualmente nel settore turistico, agricolo ed ambientale. Giammarino che da anni promuove il turismo verde naturalistico, ha ricordato come ogni il settore turistico faccia registrare circa sette milioni di presenze, di cui circa cinque milioni scelgono le località costiere. Giammarino si domanda quanti di questi turisti sceglieranno ancora le nostre località se si concedesse l’opportunità di far realizzare a sei chilometri dalle nostre coste piattaforme petrolifere lunghe 35metri e larghe 24 ed alte oltre 43 metri come un palazzo di circa 10 piani. Non saà una passerella politica, hanno assicurato gli organizzatori, ma soltanto una manifestazione per far sentire la voce di quanti non vogliono che l’Abruzzo si incammini verso una deriva petrolifera che metterebbe seriamente a rischio comparti importanti della nostra economia ed una fetta di territorio dove attualmente sono presenti delle aree protette di inestimabile valore ambientale.
TAR LAZIO: STOP ALLA PETROCELTIC
Un nuovo ‘no’ alle perforazioni nel mare Adriatico, a largo di Punta Penna di Vasto, è stato deciso dal Tar del Lazio su nuovi ricorsi presentati dai comuni costieri abruzzesi di Torino di Sangro e Casalbordino, in provincia di Chieti, quindi Termoli, Campomarino, Montenero di Bisacce e la Regione Molise. In precedenza il Tar romano aveva accolto il ricorso del comune di Vasto. Il nuovo pronunciamento del Tar del Lazio, con sentenza n3045 depositata due giorni fa, dalla Seconda Sezione Bis, conferma il diniego alla richiesta della Petroceltic Italia di effettuare perforazioni in un’area di 730 km quadri posta a 40 km a Nord-Ovest di Punta Penna e in aderenza ai territori dei comuni costieri abruzzesi di Torino di Sangro e Casalbordino e a 26 km dalle isole Tremiti. Il Tar ha annullato il decreto del 29 marzo 2011 emesso dai Ministeri dell’Ambiente e Beni Culturali e tutti gli atti connessi e preparatori. Il Tar ha inoltre rilevato vizi procedurali nella pubblicazione degli atti e l’omessa acquisizione del parere obbligatorio della Regione Puglia, stabilendo che, per le attività estrattive che si svolgono a distanza maggiore di quelle di rispetto, devono essere coinvolti i prospicienti territori costieri, anche insulari, e le popolazioni, attesa l’unitarietà dell’ecosistema con le potenziali e attuali interrelazioni che esso presenta. I ricorrenti avevano inoltre contestato le tecniche di indagini dei fondali ad aria compressa che potevano arrecare danni all’ecosistema marino.
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