L’AQUILA – “L’oggetto del processo non era il fallimento nella previsione del sisma, ma la verifica circa l’analisi del rischio. Non è stato un processo alla scienza, ma a sette imputati che, secondo la tesi accusatoria, in un’occasione hanno sbagliato”. Lo ha detto il sostituto procuratore della Repubblica dell’Aquila Fabio Picuti al convegno dal titolo “Volontariato e comunicazione nell’emergenza”. Il riferimento è al processo alla Commissione Grandi Rischi, i cui sette componenti sono stati condannati a sei anni per aver dato false rassicurazioni alla popolazione aquilana dopo la riunione svoltasi all’Aquila il 31 marzo 2009, cinque giorni prima del terremoto che provocò 309 vittime. Il Pm, ha seguito i filoni più importanti della maxi inchiesta, sfociata poi in tanti processi, sui crolli per il terremoto. “Il processo alla Commissione Grandi Rischi viene visto in contrapposizione alla Protezione Civile. Voglio comunicare che non lo è. Senza il Dipartimento Protezione civile sarebbe mancato un pilastro per affrontare emergenza e ricostruzione – ha continuato Picuti, per il quale, ill processo non serve per acuire contrasti tra accusa e difesa, il giudice costituisce un momento di sintesi”. “Non è stato uno scontro con i funzionari dello Stato, è stato a favore della Protezione civile. La chiarezza è il favore maggiore che si potesse fare”. Le motivazioni della sentenza di primo grado sono attese per il 20 gennaio prossimo.
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