Ricostruzione beni artistici- Chiesto il processo per i coinvolti nell’inchiesta Betrayal

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operazione betrayal” Faccendieri senza scrupoli che tentano di falsificare, su più documenti, la firma del sacerdote, con gravi disturbi cognitivi, apponendola anche sull’accordo per l’affidamento diretto dei lavori di ristrutturazione della chiesa Santa Maria Paganica al costo di 19 milioni di euro”. Sembra questo il passaggio chiave delle contestazioni che figurano nella richiesta di rinvio a giudizio con la quale i pm Picardi e Mancini, della Procura della Repubblica de L’Aquila, hanno chiesto il processo per i 12 convolti nell’ambito dell’inchiesta denominata Betrayal. Un’operazione che portò a 5 arresti, di cui 2 in carcere e 3 ai domiciliari, per un presunto giro di tangenti negli appalti per la ricostruzione dei beni culturali feriti dal sisma del 6 aprile. Secondo l’accusa Nunzio Massimo Vinci e Patrizio Cricchi, entrambi accusati di falso ideologico, avrebbero sfruttato la malattia del parroco della chiesa, don Renzo Narduzzi, per manovrare il ricco appalto da 19 milioni di euro. Stando alla ricostruzione del gip Gargarella, l’incapacità di intendere e di volere di don Nunzio è un elemento di estrema rilevanza perchè nota all’intera comunità di fedeli, e non solo, nonchè accertata nel corso delle indagini. A questo elemento si aggiunge, poi, il mistero di due date in particolare che secondo l’accusa sarebbero state ” manomesse” dai finti firmatari dell’affidamento dell’appalto. Dodici in totale gli accusati a vario titolo per i quali i due pubblici ministeri aquilani hanno chiesto il processo: oltre agli imprenditori citati figurano anche l’ex vice commissario per la ricostruzione dei beni culturali Luciano Marchetti e la funzionaria del Mibac Alessandra Mancinelli entrambi accusati di aver materialmente intascato una mazzetta da 10 mila euro che Cricchi e Vinci avevano loro elargito per garantirsi l’ottenimento dell’appalto. Le indagini, partite nel 2012 e condotte da Polizia e Guardia di Finanza, consentirono di acquisire gravi elementi indiziari a carico dei componenti del presunto “comitato d’affari” per la ricostruzione dei beni artistici andati distrutti o lesionati dal sisma del 2009. Fecero il giro d’Italia le immagini, in un caso in particolare, dello scambio dei soldi avvenuto in un ristorante di Carsoli tra quattro dei cinque arrestati: filmato documentato con una telecamera dagli investigatori evidentemente da tempo sulle tracce della cricca.

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