Ricostruzione, spunta la lettera del “corvo”

Chiese tangentiTrai i particolari che continuano ad emergere dall’inchiesta sulle presunte tangenti nell’ambito della ricostruzione degli edifici di culto del centro storico, spunta una lettera anonima inviata, nel 2012, da un sacerdote della Curia aquilana, al Vaticano e alla Procura della Repubblica del capoluogo.
Una missiva attraverso la quale il misterioso “Corvo” della diocesi denunciava lo scandalo dei “magheggi”sui lavori di recupero del patrimonio ecclesiastico fortemente danneggiato dal sisma del 2009, del quale avvertiva, tra gli altri il Cardinale Tarcisio Bertone.
Il sacerdote si diceva convinto che all’interno della stessa curia qualche prete si fosse attivato per “intrallazzare” con gli imprenditori.
Fu proprio quella lettera a dare l’avvio alle indagini che hanno portato, martedì, all’esecuzione delle cinque ordinanze di custodia cautelare.
Nella denuncia anonima il sacerdote avrebbe fatto anche alcuni nomi tra i quali quello dell’imprenditore aquilano Graziano Rosone, finito agli arresti domiciliari per millantato credito.
Dalle indagini presso l’abitazione e la ditta di Rosone sarebbero emersi nuovi elementi, come l’interesse dell’imprenditore, oltre che per la Chiesa di Santa Maria del Suffragio, anche per il Teatro comunale e la Parrocchia di San Marco.
Le indagini degli inquirenti vanno avanti anche sul ruolo della funzionaria del Mibac Mancinelli e sui collegamenti romani, in relazione alle presunte pressioni per ottenere il cambiamento della normativa in vigore sulla ricostruzione delle chiese.
Intanto, proprio in relazione al tentativo della Curia aquilana di diventare soggetto attuatore per la ricostruzione degli edifici di culto, l’ex Vescovo ausiliare dell’Aquila Giovanni D’Ercole, oggi vescovo di Ascoli Piceno, chiarisce che la lettera al presidente Enrico Letta è stata “una iniziativa di tutti i vescovi d’Abruzzo perché nella legge Barca manca un chiaro riferimento alla ricostruzione degli edifici ecclesiastici vincolati e non. L’interesse dei Vescovi – sottolinea D’Ercole – non è quello di gestire i soldi e gli appalti, ma fare tutto il possibile perché le chiese possano essere ricostruite il più rapidamente possibile”.

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