Ristrutturazione dell’Emiciclo, ecco il progetto

Carabinieri

EmicicloL’Aquila. Il terremoto del 2009 ha danneggiato l’edificio dell’Emiciclo e quello dell’ex G.I.L. in maniera estremamente grave e diffusa, fino a determinare una condizione di dissesto prossima al crollo. Per arrivare al progetto di ristrutturazione e messa in sicurezza, presentato oggi a L’Aquila, sono stati necessari 2.102 giorni, come ha confermato il direttore amministrativo del consiglio regionale, Paolo Costanzi, nel corso della conferenza stampa di presentazione: “I giorni impiegati per la progettazione e l’appalto sono stati 329; per i procedimenti burocratici sono stati 1.428; quelli interessati dalla giustizia amministrativa 345. L’iter è iniziato il 6 giugno 2009 con la richiesta al Cipe per la deliberazione dell’importo. Dopo 737 giorni, la delibera Cipe n. 82 è stata emanata”. Il complesso rappresenta un esempio di sedimentazione architettonica e stilistica di assoluto rilievo nel panorama dei complessi storici aquilani. La proposta dell’ATI Rosa Edilizia, Ricci Costruzioni e Silvi Elettroidraulica punta non solo a rispondere a quanto espressamente richiesto nel bando di gara, ma tiene conto anche della complessa realtà della sede del Consiglio regionale. La particolarità fondamentale di entrambi gli edifici discende dalla difficoltè di conciliare gli obiettivi di tutela e valorizzazione dei caratteri architettonici e monumentali con la assoluta necessità di garantire un livello di protezione sismica adeguato. L’intervento proposto prevede la strategia innovativa dell’isolamento di un edificio in muratura dal suolo su cui è fondato e consente di trovare il giusto compromesso tra le ragioni della sicurezza e quelle della conservazione; di evitare che il monumento sia imbrigliato dalle inevitabili manomissioni e intromissioni delle tecniche di consolidamento piu’ tradizionali. di norma, gli interventi di miglioramento sismico convenzionale tendono ad operare con interventi di rinforzo tendenzialmente compatibili con il pregio storico-artistico del manufatto, ma spesso in contrasto con le esigenze di tutela architettonica. Tale criticita’ è stata risolta riducendo l’azione sismica, piuttosto che incrementando la resistenza passiva delle stesse strutture. In questo modo si modifica radicalmente l’approccio, invertendo i termini del problema: non piu’ ricercare un incremento della resistenza dell’edificio fino ad equilibrare le spinte sismiche, ma viceversa ridurre la sollecitazione isolando alla base l’edificio dal terreno. Il processo di progressiva modificazione dell’impianto del nucleo originario – il convento seicentesco dedicato a S. Michele Arcangelo – con le trasformazioni e la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica, ha prodotto una varieta’ di spazi sufficienti allo svolgimento delle attivita’ istituzionali. L’articolata gestione degli interventi, pero’, condotta a volte in maniera episodica e con il condizionamento dell’urgenza, non ha mai risolto appieno alcune criticita’ iniziali ed anzi ne ha create di nuove. La riconversione dell’Emiciclo in sede del Consiglio regionale ha tenuto solo parzialmente conto del pregio storico ed architettonico dell’ex complesso conventuale, degli spazi pertinenziali e delle sue integrazioni, sopra tutto ottocentesche; il portico stesso che in facciata nobilita tutto il complesso ed esprime con chiarezza l’appartenenza dell’edificio religioso allo spazio urbano, risulta oggi isolato dal contesto della citta’. All’interno, lo spazio della navata della chiesa seicentesca e’ stato ridotto a mero disimpegno, con al centro un pomposo e sgrammaticato scalone in cemento armato; mentre la realizzazione della cosiddetta Sala Michetti (realizzata all’inizio degli anni ottanta), nello spazio del chiostro laterale, ha negato l’antico vuoto e il suo ruolo di corte aperta, centro della vita interna dell’intero complesso. Con ogni evidenza questa rappresenta l’occasione per scelte progettuali che producano anche il recupero e la possibilita’ di riqualificazione dello spazio dell’ex chiesa. Proprio in questo senso si muove la proposta di dotare la sede regionale di uno spazio grande e di forte rappresentativita’, capace di ospitare assemblee, esposizioni temporanee o permanenti. In tal modo, lo spazio dell’ex chiesa tornera’ ad essere la naturale conclusione, verso l’interno, della piazza suggerita dal colonnato esterno come luogo di unione con l’intera citta’. La natura complessa dell’architettura storica coinvolge tutti gli spazi che ruotano intorno alla navata, a cominciare dall’antico chiostro, oggi Sala Michetti. La proposta prevede, in questo caso, il recupero di senso di quello spazio che rappresentava la cerniera della vita dell’intero complesso monastico e che, con il suo essere protetto dalle intemperie, era destinato anche a consentire la sosta e la deambulazione all’esterno durante il periodo invernale. La ricostituzione di questo carattere del chiostro e’ un altro degli elementi fondanti delle scelte di progetto: lo spazio del chiostro dovra’ tornare ad essere aperto, capace di offrire la vista della volta celeste e di una sensazione di contatto con la natura. Dal punto di vista funzionale l’eliminazione della cosiddetta Sala Michetti imponeva la riproposizione di uno spazio consimile, vista la sostanziale scarsita’ di ambienti adatti alle adunanze nell’intero complesso e vista anche la ridotta dimensione delle sale disponibili. L’attuale Sala Michetti ha una superficie di 360 mq. ed e’ in grado di offrire 115 posti a sedere, numeri appena sufficienti per piccole manifestazioni convegnistiche e piuttosto adatti a riunioni molto specializzate e settoriali. La proposta di progetto prevede la realizzazione di una nuova sala ipogea collocata sotto la piazzetta definita dal colonnato, in posizione frontale, verso ovest, che dispone di una superficie utile di 590 mq. ca. e consente varie configurazioni, fino a quella che la rende una comoda sala convegnistica/auditorium, interessante per la gran parte delle manifestazioni regionali e cittadine, con 250 posti a sedere. L’antico chiostro e’ stato riprogettato sia per servire questa nuova sala come foyer, sia per essere anche un vero e proprio giardino d’inverno o luogo di incontro e sosta coperto da un tetto finalmente trasparente. Le opere di progetto che riguardano l’edificio Ex G.I.L. maschile, per l’aspetto architettonico sono intese ad una riqualificazione soft che, senza cambiare sostanzialmente i caratteri distributivi e funzionali sedimentati nel tempo, tendono al restauro dei caratteri identificativi. L’opera di riqualificazione sara’ intesa alla ripulitura di tutta una serie di contaminazioni e di disturbi di tale criterio compositivo consistenti in interventi mai di grande portata ma determinanti nella loro sommatoria.

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