Non ci sono conferme ufficiali sulle indiscrezioni secondo le quali tra le misure tendenti alla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico e alla semplificazione del processo di alienazione, contenute nella manovrina approvata ieri dal Consiglio dei Ministri, siano a rischio le spiagge italiane. Il ministro Saccomanni, del resto, ha parlato di circa 500 milioni di euro che dovrebbero venir fuori dalle dismissioni dei beni di concessione, una cifra che dovrebbe riguardare esclusivamente la vendita di caserme o abitazioni civili in aree militari. Sulla problematica inerente, invece, gli effetti devastanti che potrebbe causare l’applicazione della direttiva Bolkentsein ci sono novità importanti. Questa mattina riunione in IVa Commissione tra i gruppi parlamentari di maggioranza ed il sottosegretario Baretta per cominciare a discutere sulla possibilità di dar vita ad una direttiva che non entri in contrasto con le disposizioni dell’Unione Europea, ma che allo stesso tempo tuteli le tante imprese balneari che costituiscono una tipicità italiana unica nel contesto europeo. L’idea, per altro già emersa nella scorsa assemblea della Sib a Rimini, é quella di unire la concessione di superficie, ovvero lo stabilimento, con la concessione demaniale, la spiaggia, in modo da non scindere l’attività commerciale e di ristoro con quella della gestione dell’arenile: “Una soluzione auspicabile – sottolinea Riccardo Padovano della Sib  Confcommercio Abruzzo – ricordiamo che in Abruzzo ci sono 700 lidi, 700 piccole aziende, spesso a conduzione familiare, che garantiscono ben 7000 posti di lavoro.”

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