Sanità: indagati Chiodi e Venturoni. I PM:”Dati ritoccati e minacce per imporre i contratti”

Buonaiuto firma

chiodi venturoniBudget nascosti, conti taroccati, pressioni e minacce sulle case di cura. Torna nella bufera giudiziaria la politica sanitaria abruzzese. Ma stavolta lo scandalo investe direttamente le condotte dei protagonisti del presunto “risanamento”. L’ex presidente della Regione e ex commissario alla sanità Gianni Chiodi, l’ex assessore regionale Lanfranco Venturoni, l’ex vice commissaria Giovanna Baraldi, assieme a due funzionari Agenas hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini della Procura della Repubblica di Pescara, e risultano a vario titolo indagati per i reati di falso, abuso e violenza privata. I fatti, ricostruiti dai magistrati del pool di “Sanitopoli” Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, risalgono al 2010, ed alla fase di fissazione dei tetti di spesa e della negoziazione dei contratti con le cliniche private per lo stesso anno.

 

LA TRATTATIVA E I DATI NASCOSTI

Una trattativa –secondo la ricostruzione dei PM, anticipata stamani dalle pagine del quotidiano Il Messaggero – che i rappresentanti della Regione avrebbero imperniato su una serie di illegalità. Gli imprenditori, secondo l’accusa, sarebbero stati costretti a sottoscrivere i contratti di prestazione di assistenza ospedaliera con la Regione attraverso “un generale atteggiamento ostruzionistico” volto sia a “non fornire i dati per procedere all’attuazione della metodologia utilizzata per realizzare i tetti di spesa” che a “congelare la procedura dei pagamenti pregressi, dichiarando di sbloccarli in cambio della firma dei contratti” unilateralmente fissati dalla Regione. Una sorta di “prendere o lasciare”, insomma, ma imposto con la minaccia di non sbloccare i crediti maturati dalle cliniche.

 

DiFlorio Bellelli

LE MINACCE TELEFONICHE

Sintomatica della condotta configurata dall’accusa come illegale è una telefonata fatta da Chiodi e Venturoni la sera prima della firma dei contratti, il 24 aprile 2010 al titolare di una casa di cura “minacciando – si legge negli atti pubblicati da Il Messaggero” – che in caso di mancata firma alle condizioni imposte si sarebbe proceduto al disaccreditamento delle case di cura non firmatarie, ridistribuendo il budget loro assegnato alle restanti cliniche firmatarie, costringendo ad accettare le condizioni contrattuali imposte, ed inoltre facendo leva sulla minaccia di mantenere bloccati i pagamenti pregressi”.

 

LA MAXI-INCHIESTA

Nelle pieghe dell’inchiesta della Procura pescarese, condotta dai Carabinieri attraverso un dossier di circa 1200 pagine, sono finiti anche (ma non risultano indagati) i manager delle Asl di Pescara e L’Aquila D’Amario e Silveri, ed è stata passata al vaglio anche la posizione dell’imprenditore sanitario romagnolo Ettore Sansavini (anch’egli non indagato), interessato a sbarcare sul mercato abruzzese. Il materiale di indagine ricostruisce, nel suo complesso, uno spaccato molto interessante dei retroscena del presunto “risanamento” della sanità abruzzese, che secondo i PM di Pescara (gli stessi di “Sanitopoli” che investigarono sul centrosinistra di Del Turco) è stato operato alterando documenti ed esercitando minacce. Insomma: violando la legge. Ancora una volta in questa Regione.

About the Author

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.

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