video » Sanitopoli, i commenti dei quotidiani

del turcoBufala, pistola scarica, accuse sgonfiate, patacca, tarocco, prova regina diventata cenerentola, foto truccate, castello crollato: sono solo alcune delle definizioni giornalistiche usate per raccontare la Sanitopoli abruzzese, tramutata in una specie di accanimento giudiziario nei confronti di Ottaviano Del Turco. Almeno fino ad oggi, quando sembrano tramortiti i vaticini generali e generici di chi pure aveva messo nero su bianco l’uomo-vittima, il politico senza macchia, il sindacalista senza paura, il socialista per bene, l’eterno innocente – insomma Del Turco – nella cripta dei perseguitati illustri. Uno dei pochi gorgheggi fuori dal coro di voci bianche è stato quella di Marco Travaglio, accusato da Giuliano Ferrara di voler difendere, a prescindere, i pm che arrestano. Ovvio che, oggi che la condanna è arrivata – e pure sonora – Travaglio si prenda una piccola rivincita e lo faccia a modo suo, senza dire o aggiungere una parola. Il suo pezzo The Pirler’s List, in prima su Il Fatto Quotidiano, è infatti una lunga serie di virgolettati tratti da articoli di altre testate, da La Stampa a L’Unità, da Il foglio a Il Giornale, fino al Corriere della Sera. Particolarmente accanito contro l’operato della magistratura risulta, oggi come allora, Gian Marco Chiocci, che sul Giornale di Sallusti, nel 2011, scriveva: “Crolla il bluff dell’accusatore di Del Turco: altro che mazzette, comprava quadri.” Chiocci si mostra coerente anche ora che la batosta è arrivata, parla di condanna senza prove e di affronto ai fondamenti del diritto, quel diritto che invita il giudice, nel dubbio, a pronunciarsi a favore dell’imputato. Sarà che di dubbi la procura ne ha avuti pochi… E gli altri giornali? Il Centro affida la riflessione al direttore Mauro Tedeschini, che invoca il rispetto delle sentenze e soprattutto dei giudici, tutti. “L’impianto accusatorio ha retto. – scrive Tedeschini – Non era affatto scontato, con i grandi giornali compatti nell’invocare un’assoluzione per l’ex governatore”. Invocazione che sembra ancora di moda, stando agli articoli che supportano la cronaca della giornata di ieri: Alessandra Arachi, sul Corriere, esordisce con un rotondo: “Non è stata trovata traccia dei sei milioni di euro di tangenti che i giudici di Pescara…” e conclude: “Che cosa si vede nella famosa foto delle mele? Nulla che possa documentare il passaggio di contanti”. Su La Stampa il processo viene raccontato da Guido Ruotolo e Fabio Martini; anche qui come su gran parte degli altri quotidiani, classico impianto di pagina, con ricostruzione cronologica della vicenda e intervista a Del Turco. Il commento non è ostentato tuttavia, nelle domande che Martini pone all’ex governatore, qualche perplessità sul lavoro dei giudici sembra apparire. Parla di sentenza pesante che però non ha spazzato via tutti i dubbi l’inviato dell’Unità Roberto Rossi, il quale si sofferma sulla riformulazione del capo d’imputazione, quell’Angelini “da concusso a corruttore” che di fatto aprirebbe le porte al ricorso in appello. Dal racconto della giornata, chissà perché, non esce bene il tribunale di Pescara, definito “assurdo”, “souk”, “strapaesano”.


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