Carissimo Direttore,
il 14 novembre è stato il primo sciopero europeo ed è stata una grande giornata di lotta contro l’austerità e i suoi governi.
Siamo scesi contemporaneamente in tantissime piazze dell’Europa ribelle e in molte città italiane riappropriandoci dello sciopero senza rappresentanze.
Giovani studenti e precari, ma anche e sopratutto, giovanissimi delle scuole medie superiori hanno mostrato il coraggio di chi sa di non avere un futuro ma vuole lottare per riprenderselo.
Il debito e la crisi infatti sono le parole magiche attraverso le quali da anni veniamo espropriati di diritti fino a qualche tempo fa inattaccabili.
Ieri però si è visto con chiarezza che questo governo tecnico, appoggiato dai più grandi partiti che già pensano a future grandi intese, ha paura delle mobilitazioni. Lo abbiamo visto da come, sopratutto a Roma, si è comportata la polizia che ha preso a calci in faccia i giovanissimi ribelli nel tentativo di dare una lezione e farli piegare a questa situazione. Non sarà una carica violenta a fermarci.
Mercoledi scorso eravamo tutti lungo il Tevere perché volevamo raggiungere i palazzi del potere che solo in Italia vengono proibiti arrogantemente da una zona rossa che conosciamo bene. Lungo il Tevere molti studenti sono stati feriti, picchiati e arrestati. La nostra solidarietà e complicità va ai ragazzi che ora si trovano a regina Coeli. E la Polizia non venisse a raccontare di armi di offesa ritrovate. Dopo le molotov della Diaz per favore si abbia un pò di pudore e si faccia presto a porre sul casco dei celerini il codice alfa-numerico. A Roma gli studenti avevano solo scudi di plexiglass e caschi, entrambi per difendersi, e volevano giustamente arrivare sotto il Parlamento. E ci arriveremo.
Mercoledi scorso anche per le vie dell’Aquila gli studenti medi superiori hanno dato una grande prova di maturità. Sono loro la risorsa di questa città non-città che sopravvive tra le periferie imposte, le gabbie dei Progetti C.A.S.E. e i quartieri abbandonati. Questi giovanissimi hanno capito più di ogni altro quanto sia alta la posta in palio e hanno saputo organizzarsi e mettersi in gioco.
Noi studenti, precari, disoccupati e cassintegrati presenti all’assemblea presso la facoltà di lettere e al corteo selvaggio per le vie del centro che ne è scaturito (video e volantino), abbiamo capito bene qual è la maniera per non farci schiacciare, su questo territorio in ginocchio. Abbiamo capito che per rialzarsi bisogna stare nel presente, nella realtà e nelle strade di questa no-town e lottare e auto-organizzarci per riappropriarci di diritti e spazi, senza concedere mediazioni e rappresentanze.
E’ necessario continuare a costruire relazioni reali che sviluppino coscienza, a partire dalle nostre condizioni materiali, che fanno di L’Aquila un epicentro della crisi nella situazione politica ed economica generale. In questa situazione davvero difficile, stiamo dimostrando però di saper dare una nostra risposta, seppur ancora tenue. Ma è nostra, abbiamo saputo costruircela e possiamo contarci. E’ questo per noi è solo l’inizio!
L’Aquila 3e32 – CaseMatte Collemaggio.
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