Tre anni fa la misteriosa scomparsa di Silvana Pica, una vicenda che ha molto colpito l’opinione pubblica, anche a livello nazionale. Mesi e mesi di ricerche ed indagini, con la speranza, nei primi tempi, di poterla ritrovare ancora in vita, speranza, però, che si é andata via via affievolendosi soprattutto dopo il rinvenimento in mare della sua borsa. E se da parte dei familiari, in particolare del figlio Lorenzo, del cognato Marcello Berghella e della sua compagna Rossella Zaffiri, si é caparbiamente tentato d’indirizzare gli inquirenti verso la più tragica delle ipotesi, ovvero, quella dell’omicidio, dalla Procura, invece, si é intrapresa la strada del suicidio, nonostante una lunga serie di elementi che facessero pensare esattamente il contrario, a partire dalla patologia di cui soffriva Silvana, di natura psichiatrica ma assolutamente incompatibile, scientificamente, con qualsiasi forma di autolesionismo: “Silvana stava vivendo, dopo tanti anni bui, uno stato di grazia, aveva un buon lavoro, aveva recuperato il rapporto con i figlio – sottolinea Marcello Berghella – e proprio in quei giorni era particolarmente eccitata perchè il figlio stava per sostenere il penultimo esame all’Università e per questo gli aveva anche comprato un bellissimo orologio. Quel maledetto pomeriggio aveva lasciato le chiavi, le sigarette da cui non si separava mai ed era scesa giù di corsa, come se fosse stata improvvisamente chiamata da qualcuno.” Il dato più inquietante, poi, é che insieme a Silvana, sono svaniti nel nulla anche testimoni eccellenti che avrebbero potuto dare un grande contributo, in particolare le sue due coinquiline: “Che fine hanno fatto i seimila euro che Silvana aveva da parte? E come mai non si é indagato abbastanza sulle due rumene che abitavano con lei? Una di queste dopo essere stata convocata una prima volta dai carabinieri, ha distrutto la sua sim card ed é svanita nel nulla, così come una sua connazionale, probabilmente saranno tornate nel loro paese, portando con loro la verità su questa tragedia.”