Sinodo: Mons. Forte, mai messa in discussione dottrina Chiesa

forte bruno copy“Ciò che stiamo vivendo come Chiesa, sotto la guida del Successore di Pietro, non è un cammino di maggioranza-minoranza da definire, ma è un più profondo comune ascolto di quello che lo Spirito dice alla Chiesa e il cui discernimento ultimo spetta, appunto, ai pastori e al Successore di Pietro che è il punto di riferimento dell’unità di tutta la Chiesa”. Così mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, confermato segretario del Sinodo sulla famiglia anche per la sessione ordinaria in programma nel prossimo ottobre, commenta alla Radio Vaticana l’andamento del cammino sinodale e le ricostruzioni fatte dai media sull’assemblea straordinaria svoltasi due mesi fa. “Dunque, non si tratta di operare per far prevalere l’una o l’altra posizione – dice -; si tratta di essere tutti in ascolto dell’azione di Dio, discernendo qual è il bene maggiore per la Chiesa, per l’umanità, in modo speciale per la famiglia che è questa cellula vitale tanto della Chiesa quanto dell’umanità. E’, in altre parole, una visione profondamente teologica e spirituale del cammino che va fatto e che dunque si distanzia da ogni lettura che voglia ridurre questo cammino ad una concezione – potremmo dire – soltanto “mondana” di parti più o meno in tensione tra loro, più o meno capaci di prevalere le une sulle altre”. A proposito, poi, dei timori che il cammino del Sinodo potesse mettere in discussione le verità fondamentali della Chiesa sul sacramento del matrimonio, “se i timori c’erano – osserva mons. Forte -, non erano certo da parte dei pastori, perché il Sinodo è fatto da vescovi di tutto il mondo intorno al Papa, e certamente i vescovi hanno chiara la dottrina della Chiesa, la fede che abbiamo riguardo al Sacramento del matrimonio, la sua indissolubilità, la necessità della sua apertura alla procreazione”. “Dunque i problemi potevano venire piuttosto dall’esterno – aggiunge il presule e teologo -, dalla riduzione mediatica di questo dibattito e dal voler dunque vedere che anche i fondamentali potessero essere messi in discussione, cosa che naturalmente al Sinodo non è stata assolutamente presente.”

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