Sisma: i tentacoli dei Casalesi sulla ricostruzione

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Appalti CasalesiNuovo capitolo dell’operazione “Dirty Job” portata avanti dalla Guardia di Finanza dell’Aquila che ha sequestrato beni riconducibili ad imprenditori edili casertani per un valore complessivo di circa 1.800.000 euro. Le indagini hanno preso spunto dal primo troncone che nel giugno dello scorso anno aveva permesso di accertare infiltrazioni nel tessuto aquilano di imprese edili riconducibili al clan dei Casalesi. Si tratta di imprese casertane che si erano progressivamente affermate nel business della ricostruzione post-sisma. Il Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata, coordinato e diretto dal Procuratore della Repubblica Fausto Cardella e dal Sostituto Procuratore David Mancini, ha eseguito ulteriori indagini finalizzate all’accertamento del tenore di vita, delle disponibilità finanziarie e, più in generale, della consistenza patrimoniale dei soggetti indagati, esaminando le attività economiche esercitate dai medesimi, al fine di individuare le lecite fonti di reddito e pertanto verificare le sussistenze delle condizioni di applicabilità del sequestro dei beni. Al termine dell’indagine patrimoniale è emersa la disponibilità, anche indiretta, di numerosi cespiti di valore sproporzionato rispetto al reddito lecito dichiarato, da ritenersi quindi frutto e/o reimpiego degli illeciti guadagni. Il provvedimento di sequestro, emesso dal Tribunale di L’Aquila, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di L’Aquila, è stato eseguito da parte del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria in collaborazione con le Fiamme Gialle di Parma, Roma, Napoli, Benevento e Caserta ed ha riguardato il patrimonio riconducibile ad uno dei principali indagati di “Dirty Job” e ad alcuni dei suoi familiari, costituito da terreni, immobili, beni mobili registrati, quote societarie, capitale sociale e l’intero patrimonio aziendale.

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