Quattro assoluzioni “perché il fatto non sussiste”, dalle accuse di lesioni colpose e cooperazione in disastro colposo, nel processo all’Aquila per il crollo di un antico palazzo in via Roma 18, dove la notte del sisma del 6 aprile 2009 non ci furono vittime ma rimase ferito un uomo di 39 anni, costretto a rimanere in ospedale per oltre un mese a causa delle fratture. Gli imputati assolti dal giudice, Giuseppe Grieco, che ha accolto e superato la richiesta del pubblico ministero Fabio Picuti, sono Marino Bruno, Giacomo Di Marco e Aurelio Melaragni, tecnici, progettisti architettonici, strutturali e direttori dei lavori di restauro del palazzo svolti tra il 1995 e il 2002, e l’imprenditore Enzo Cicolani, amministratore della società che ha effettuato i lavori. I tre tecnici erano assistiti dagli avvocati Carlo Benedetti e Erminio Di Timoteo mentre il costruttore dai legali Francesco Carli e Rodolfo Ludovici. Le accuse di lesioni colpose e cooperazione in disastro colposo contestavano lavori come la realizzazione di una nuova scala interna di collegamento senza predisposizione di valutazioni sulle condizioni di sicurezza strutturale e ignorando valutazioni sismiche. Dal confronto delle perizie di accusa e difese – la prima stilata da Francesco Benedettini, ingegnere che ha coordinato il pool dei 30 consulenti sui crolli della Procura al lavoro fin dal 10 aprile 2009 – è emerso tuttavia come, a discolpa degli imputati, la palazzina fosse stata realizzata con una malta carente già prima del restauro; in più, alla vigilia del sisma delle 3.32 c’era un cordolo del Novecento rovinato, erano state create delle asole in un arco portante dove entravano le saracinesche dei negozi ospitati all’interno, infine erano state aperte anche delle finestre: tutti elementi che hanno contribuito al crollo. “C’è stato un atteggiamento molto attento, consapevole e onesto da parte della Procura dell’Aquila che si conferma di grande valore e onestà – commenta Benedetti – Per i tecnici sotto processo finisce un periodo difficile con la giusta soddisfazione di aver visto ben valutata l’opera che hanno sempre profuso in altri e in questo lavoro”.
In questo filone, in sede di udienza preliminare erano stata disposta l’archiviazione per cinque vigili del fuoco inizialmente accusati di negligenza nel verificare lo stato dell’edificio nel corso di un sopralluogo effettuato durante il periodo della sequenza sismica di fine marzo 2009. Gli assolti di oggi sono tutte persone note in città. Bruno, dirigente provinciale di Sinistra ecologia e libertà, è stato per un periodo compagno di partito del sindaco, Massimo Cialente, in Sinistra democratica e ha collaborato, nell’immediatezza del sisma, con lo stesso Comune, che si era costituito parte civile, chiedendo 200 mila euro. Di Marco è stato sindaco di Fossa (L’Aquila) e presidente della Comunità montana Amiternina in quota ai Democratici di sinistra, per i quali si è anche presentato alle elezioni regionali del 2008. Infine, Melaragni è direttore tecnico della Gran Sasso Acqua spa, società di gestione del ciclo idrico integrato di cui il Comune detiene le quote di maggioranza.
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