Spiaggiamento capodogli Vasto, fu disorientamento da stress

capodogli spiaggiatiTra le cause attualmente più probabili dello spiaggiamento dello scorso settembre di 7 capodogli a Vasto, tre dei quali poi morirono, quella che porta ad affermare che il branco avrebbe seguito il suo leader: il soggetto femmina, gravida, di 40 anni, che però aveva un grosso calcolo renale. Alla base poco cibo e disidratazione. Situazione di stress che avrebbe prodotto disfunzioni cerebrali tali da far perdere l’orientamento. Non quindi, al momento, fonti sonore. Lo afferma Sandro Mazzariol che coordinò l’equipe a Vasto.  “Al momento l’embolia gassosa per esposizione a fonti sonore è stata esclusa”, ha detto Mazzariol secondo il quale la presenza di bolle di gas che fu trovata nelle carcasse non sarebbe diretta conseguenza delle ricerche petrolifere con tecnica dell’air-gun, come qualcuno ipotizzò all’epoca dello spiaggiamento. “A oggi – spiega l’ esperto – le ricerche geologiche risultano come le meno probabili tra le cause di disorientamento in quanto non sappiamo con certezza quali siano le lesioni conseguenti a queste emissioni sonore. Ci siamo confrontati con altri colleghi e con la letteratura esistente. Quando i capodogli sono esposti a questo tipo di fonti sonore generalmente smettono di mangiare per il 19 per cento del loro tempo e tutto ciò può portare a un processo di dimagrimento”. I capodogli di Vasto sono stati trovati digiuni. Condizione che potrebbe essere conseguenza, secondo Mazzariol, dei bassi fondali dell’Adriatico che non consentono ai grandi cetacei immersioni sufficienti per raggiungere il cibo. Quindi, afferma Mazzariol, professore aggregato del corso di Anatomia patologica veterinaria dell’Università degli Studi di Padova nonché coordinatore dell’Unità di Intervento per la necroscopia dei grandi cetacei per il ministero dell’Ambiente, “la cosa più probabile è che l’insufficienza renale sofferta dalla guida del gruppo abbia portato poi portato allo spiaggiamento di massa”. “La coesione sociale è molto forte in questa specie” dice Mazzariol ricordando come la gran parte degli spiaggiamenti in Adriatico sono avvenuti dal 1500 ad oggi nel tratto compreso tra Pesaro e il Gargano. “Una volta entrati in Adriatico per loro è la fine”. Infine l’ipotesi morbillivirus: “Su questo – conclude Mazzariol – non abbiamo ancora certezze, ma in realtà non sappiamo se nel capodoglio provochi danni, cosa diversa che già si conosce a proposito dei delfini tra i quali crea epidemie. Comunque uno dei capodogli presentava questo virus”.

Intanto una mostra sullo spiaggiamento dello scorso settembre di sette capodogli a Vasto, di cui quattro restituiti al mare, è stata allestita dall’Associazione Amici di Punta Aderci. Resterà aperta fino al 18 aprile nella Saletta Mattioli a Vasto. L’episodio registrò la collaborazione di molti volontari che si misero a disposizione per salvare i cetacei. “La mostra è un momento di riflessione sulla natura del nostro modello di sviluppo” dice il presidente dell’associazione Patrizia Mascetra.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.

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