Ergastolo con isolamento diurno per un anno e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Va oltre la richiesta della pubblica accusa (ergastolo con isolamento per 8 mesi) la Corte d’Assise di Teramo nel condannare Perparim Hiseny, 23enne albanese, sul banco degli imputati per omicidio volontario aggravato. Il 20 ottobre 2012, Hiseny colpì a morte con una pistolettata al volto il connazionale 30enne Leven Ferra, seduto al tavolo di un bar ad Alba Adriatica. Secondo la procura teramana, si trattò di un regolamento di conti tra clan albanesi abruzzesi e marchigiani che si contendevano il mercato della prostituzione e della droga, giunto a 48 ore da un pesante pestaggio dell’aggressore da parte della vittima. I giudici togati e popolari hanno escluso la legittima difesa invocata dai legali del giovane albanese e dopo cinque ore hanno deciso per la condanna a vita, escludendo però la premeditazione. L’imputato ha sempre ripetuto che il 20 ottobre di due anni fa era andato all’incontro con la vittima per far pace e che aveva sparato perché in preda al panico. Hiseny dopo aver sparato e ucciso Ferra esplose altri due colpi di pistola contro altri due guardaspalle della vittima che lo colpirono con tre coltellate. L’imputato fuggì sanguinante e fu ricoverato in ospedale per un lungo periodo, in coma. Fu il guanto di paraffina sulle sue mani a farlo identificare come l’autore del delitto.
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