“Terre d’oro” e “Megalò 3” : Due inchieste in una

megalo3“Terre d’oro” e “Megalò 3”, inchieste che viaggiano parallelamente ma avendo un unico comun denominatore, la violazione di tutte le norme di tutela ambientale. Da una parte le accuse rivolte alla Emoter dalle indagini del Corpo Forestale dello Stato dalle quali emerge lo smaltimento di mezzo milione di tonnellate di roccia e terra provenienti da numerosi cantieri, in discariche abusive distribuite lungo tutta l’area metropolitana tra Chieti e Pescara allo scopo di risparmiare quasi tre milioni di euro, già sequestrati per equivalente dal Gico, che la ditta avrebbe dovuto sborsare per il trasporto in discariche autorizzate. Riporti di terra che ritroviamo anche in un’area golenale dove dovrebbe sorgere il complesso “Megalò 3”, al centro di una controversia tra il Genio Civile che non diede l’autorizzazione e la ditta “Akka”, controversia sulla quale si dovrà esprimere il Tribunale delle acque. Ma intanto nelle parole di Nicoletta Di Francesco del WWF le ragioni per cui “Megalò 3”, come qualsiasi altra struttura in aree sensibili come quelle vicino ai fiume Pescara, non può essere affatto realizzata: “Si é creata una sacca che limita la naturale espansione del fiume in caso di piena, aumentando a dismisura il rischio alluvione – spiega la Di Francesco – questo lo avevamo segnalato già nel 2011, il Genio Civile aveva negato l’autorizzazione, ma la pratica é andata comunque avanti.” L’inchiesta non é ancora finita, assicurano gli inquirenti, c’é da fare una serie di valutazioni su quanto hanno influenzato questi riporti di terra sull’alluvione del dicembre 2013, mentre nei prossimi giorni il Nipaf (Nucleo Investigativo di Polizia ambientale e forestale) saranno fatti ulteriori accertamenti per indagare su altri scavi di realizzazione per fare luce su come viene gestito, in generale, il ciclo delle macerie in questa Regione. Riguardo alle persone coinvolte, presto saranno ascoltati dai magistrati i quattro ai domiciliari, Filippo Colanzi, la Moglie Carmen Pinti, Gianluca Milillo e Massimiliano Di Cintio. Sul versante “Megalo 3”, inchiesta condotta dalla Squadra Mobile di Pescara,  i capi di accusa, invece, sono più seri: la corruzione che secondo i Pm Mancini e Picuti l’imprenditore di Atri Enzo Perilli avrebbe messo in atto nei confronti del segretario dell’autorità di Bacino della Regione Michele Colistro, attraverso l’utilizzo di una PostPay ricaricabile, un immobile a Montesilvano e consulenze a pagamento, e del sindaco di Chieti Umbaero Di Primio, attraverso il presunto finanziamento della campagna elettorale, il tutto per accelerare le pratiche per la realizzazione del nuovo centro commerciale. Tutti e  tre sono indagati e presto dovranno dare le loro spiegazioni al magistrati, in particolare Di Primio che ieri in una conferenza stampa improvvisata, dopo le perquisizioni della Mobile di Pescara, ha assicurato di essere sereno e di aver agito sempre nel rispetto della legge.

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