In fondo poi quel bicchiere non dev’essere stato così brutto, almeno nel design se non proprio nella scelta dei materiali (collassati al primo freddo). C’è anche la sfortunata opera pescarese “Huge Wine Glass” nel curriculum dell’archistar designer Toyo Ito esaminato dai prestigiosi e inflessibili giurati della Fondazione Prizker, l’equivalente del Nobel per l’Architettura, che gli hanno assegnato il riconoscimento per il 2013. E ora anche ai pescaresi contrari sin dall’inizio all’opera di piazza salotto (anche quando non era ancora rotta) tocca ingerire il… calice amaro di ammettere di avere in città un’opera (sia pure imperfetta) dell’architetto del momento. La coerenza comunista di Maurizio Acerbo, che ai tempi depose un water in piazza salotto laddove l’opera sarebbe sorta, non sarà forse ugualmente scalfita, ma almeno il Sindaco Mascia, che nascose il manufatto incrinato con un “ottagono” di manifesti di opere promesse, oggi manda all’architetto giapponese un telegramma di congratulazioni. Il calice comunque sarà spostato: è questa la volontà del suo stesso autore, che in una lettera inviata al Comune riteneva l’opera, lasciata in quelle condizioni, lesiva della sua immagine. E se invece restasse, rotta com’è, in Piazza Salotto? La provocazione è di Licio Di Biase: “Un’opera pensata per un contesto specifico, come uno spazio urbano, non può essere collocata altrove”-ha detto il consigliere comunale dell’UDC. Ci sono tante città (una per tutte Pisa) che richiamano turisti da tutto il mondo per un’opera imperfetta. In fondo, riflettendoci: potremmo mai pensare a una Venere di Milo con le braccia? E dunque se restasse lì dov’è? Nella piazza principale di Pescara, l’opera del miglior architetto del mondo, più celebre come rotta che come nuova, ribelle alla volontà suo stesso autore?

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