Tragedia sottopasso: 4 persone indagate

sottopassoFontanelle“Sottopasso realizzato con elettropompe di caratteristiche nettamente inferiori a quelle del progetto”. Su questo riscontro si poggia il quadro accusatorio a carico di 4 persone iscritte nel registro degli indagati nell’inchiesta del Pm Santoro per la tragedia del dicembre di un anno fa, quando una donna di Pescara, Anna Maria Mancini, rimase intrappolata con la sua autovettura in un sottopasso di Via Fontanelle completamente allagato. I 4 indagati sono Lucia Pepe, socio amministratore e legale rappresentante dell’impresa che si aggiudicò l’appalto; il direttore dei lavori Giuliano Rossi in qualità, anche di sottoscrittore del certificato di regolare esecuzione; Raffaele Bello come responsabile di cantiere e Mario Fioretti, il colonnello della Polizia Municipale responsabile delegato alla sicurezza stradale. Per tutti e quattro le ipotesi di reato sono di omicidio colposo, mentre Pepe, Rossi e Bello sono anche accusati di falso. Nella sua comunicazione di chiusura delle indagini la Pm Silvia Santoro spiega, figura per figura, tutte le responsabilità a carico degli indagati: Lucia Pepe non si sarebbe uniformata al progetto installando due elettropompe sommergibili con caratteristiche di potenza, portata e prevalenza nettamente inferiori a quelle previste. Giuliano Rossi, appena nominato dirigente dei lavori pubblici dal sindaco di Pescara Alessandrini, avrebbe redatto – secondo il Pm – un certificato di regolare esecuzione dei lavori dichiarando la piena rispondenza al progetto e Raffaele Bello avrebbe sottoscritto il certificato stesso. Il coinvolgimento del colonnello Fioretti é legato, sempre secondo l’accusa, alla mancata adozione di tutte le misure possibili e necessarie per evitare la morte della Mancini pur in occasione di un evento straordinario tempestivamente e formalmente annunciato.” Ad avvenuta notificazione dell’avviso di conclusione delle indagini si potranno produrre memorie, depositare documenti o chiedere di parlare con il magistrato, mentre Lamberto Galiero, il marito della Mancini, si lascia andare ad un laconico commento: “Tutti sapevano, quelle elettropompe erano inadeguate, ma mia moglie ha dovuto sacrificare la sua vita per risvegliare le coscienze.”

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