Tribunale Pescara- Dopo Milano si riflette sulla sicurezza

casari

Tribunale PescaraAnche a Pescara è il giorno dopo la strage di Milano. A Palazzo di Giustizia non si parla d’altro: smarrimento, incredulità e sgomento sono gli stati d’animo che questa mattina abbiamo letto sul volto di avvocati, uscieri, magistrati, guardie giurate ancor più vigili nel solito giro lungo i corridoi interni ed esterni. E se alle 12.30 è stato osservato un minuto di raccoglimento e silenzio nell’Aula 1, in memoria delle vittime del folle gesto di un imprenditore a processo per bancarotta trasformatosi in un killer freddo e spietato, la mattina a Palazzo di Giustizia è inziata di buonora con un ristretto vertice a porte chiuse proprio sulla sicurezza della struttura pescarese. Parla, al nostro microfono, per il ruolo che riveste nella Giunta dell’A.N.M d’Abruzzo il Sostituto Procuratore Giuseppe Bellelli e dice: “Impossibile non pensare con dolore a quanto accaduto a Milano. Impossibile non percepire la gravità del gesto compiuto da un cittadino in un luogo dove avvocati e magistrati lavorano in nome e per conto del popolo italiano e per far rispettare la legge. Le nostre – conclude Bellelli – sono, del resto, professioni che ci portano ad essere assai esposti e quelle di Milano sono anche vittime su un luogo di lavoro. Non so in che misura verrà ripensata la sicurezza di questo Palazzo di Giustizia, ma di certo la strage di Milano ci impone una riflessione. Una cosa è certa: a questo punto ogni Tribunale, anche piccolo o periferico è a rischio”.  Ad oggi nessuno dei varchi d’ingresso al Palazzo di Giustizia di Pescara è vigilato col sistema del metal detector e sebbene non si escluda un provvedimento in tal senso, la percezione della sicurezza, ad esempio tra gli avvocati che ogni giorno si recano in udienza, non sembra essere alterata o minacciata dalla strage compiuta a Milano. Pierpaolo Ferrara, presidente dell’Aiga di Pescara (Associazione giovani avvocati italiani) commenta così:” Pur scossi e profondamente addolorati per quanto accaduto al giovane collega milanese, e non solo a lui ovviamente, riteniamo che per chi lavora ogni giorno in questo luogo, anche  simbolico, la sicurezza debba essere garantita anche nelle piccole questioni quotidiane. Non per questo, tuttavia, perderemo la serenità nello svolgimento della nostra delicata professione”.

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