Il nuovo anno? Per il Dg dell’Università d’Annunzio, Filippo Del Vecchio, è iniziato persino peggio di come era finito il 2014 e non era affatto semplice! Sul suo tavolo, e ancor prima presso l’Ufficio protocollo di via dei Vestini, sono piombate come un macigno ben 53 querele a firma di altrettanti dipendenti: lo accusano del reato di diffamazione aggravata e di trattamento illecito di dati personali facendo riferimento alla ormai famosa vicenda della “mail per 113″. Era il 6 ottobre scorso quando il Dg della d’Annunzio inviava a 1090 persone ossia all’intero corpo docenti nonchè a tutti i tecnico-amministrativi (praticamente a chiunque con la sola esclusione degli studenti e degli addetti alle pulizie) una email con un file allegato dal titolo ” Analisi utilizzo fondo accessorio 2001-2013″. Molto in sintesi, si elencavano nomi, cognomi e ruoli associati a cifre che lo stesso Del Vecchio bollava come ” pagamenti illecitamenti percepiti nell’era napoleonica” facendo riferimento, appunto, a chi lo aveva preceduto sulla poltrona di Dg della d’Annunzio, Marco Napoleone, e alle sue presunte regalie. Sì, presunte come sempre sono rimaste non essendo mai stato indicato nemmeno il calcolo algebrico col quale le cifre sarebbero state individuate, quantificate e contestate. Una email che fece subito gridare allo scandalo lungo i corridoi di via dei Vestini così come lungo quelli di viale Pindaro: come se non ciò non bastasse, appena dieci giorni più tardi, ossia il 16 ottobre, la stessa elencazione di dati a dir poco sensibili veniva pubblicata, o meglio fatta pubblicare sempre dallo stesso Dg, anche sul sito della d’Annunzio alla voce “Amministrazione trasparente”. Ebbene, a distanza di 90 giorni per Del Vecchio è arrivato l’effetto boomerang di un atto abbondantemente rimbalzato sulle cronache locali e che, in realtà, si aggiungeva alla lunga lista di scelte contestate, gestioni fischiate, documenti impugnati: in una parola l’era Di Ilio- Del Vecchio. Ora i 53 denunciatari accusano il Dg di aver diffamato la loro immagine, infangato i loro nomi e soprattutto gettato un’ombra pesantissima sulle loro professionalità in molti casi alla vigilia della pensione. ” La cosa singolare – leggiamo testualmente uno stralcio di una delle 53 querele depositate – è che è lo stesso Dg ad ammettere che i suddetti dati (ossia le cifre contestate e richieste indietro) non sono verificati e quindi, allo stato della loro pubblicazione, non attendibili”. Eppure quei dati sono stati fatti circolare eccome, pubblicati nonchè messi sulla bocca di chiunque! Dati personali illecitamente trattati, cifre contestate e richieste indietro non si sa bene sulla base di quali verifiche e conteggi, professionalità mortificate con imbarazzante disinvoltura e, polemizzano in tanti, con la più completa e silenziosa “complicità” del Magnifico Rettore. 53 “pesantissime” querele destinate a scrivere l’ennesima pagina nera degli ultimi mesi della d’Annunzio, 53 querele finite sui tavoli delle due procure competenti ossia Chieti e Pescara, 53 querele spedite anche al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e al Garante per la Privacy. E’ a quest’ultimo che si chiede di disporre un’ispezione presso la d’Annunzio ed, in particolare, nella sede del rettorato a Chieti sollecitando specifiche verifiche anche sul recente regolamento per l’utilizzo di internet all’interno dell’Ateneo che, sempre a detta dei denunciatari, introdurebbe un regime di sorveglianza che si aggiunge alle contestatissime telecamere già installate praticamente in ogni angolo di via dei Vestini. Querele partite a raffica e depositate tutte nel giro di pochi giorni, i primissimi del nuovo anno: denunce arrivate sotto forma di class action ( come quelle promosse dalla Cgil e dalla Cisal che rispettivamente hanno dato voce e rappresentanza legale a 19 e 5 denunciatari), con la carta intestata di più o meno noti studi legali associati esperti in materia amministrativa a cui hanno fatto ricorso gruppetti di querelanti, oppure ancora con la raccomandata del singolo avvocato incaricato di adire le vie legali come nel caso dell’ex dg Marco Napoleone, anche lui tra i 53 denunciatari. Un quesito, su tanti, anzi due: Dg e Rettore riusciranno anche stavolta ad ostentare spavalda e salda tranquillità? E ancora, vi sarà un precedente storico, non solo in Abruzzo ma in tutta Italia, di un dg di un’Università che riesce a collezionare solo fischi, lenzuoli e contestazioni fino ad arrivare a 53 querele per diffamazione e violazione della privacy da parte di suoi dipendenti? In attesa di queste risposte stavolta non tarderanno ad arrivare quelle delle due procure di Chieti e Pescara, di certo quella del Garante per la Privacy e si teme ( o si spera a seconda dei punti di vista ) quella del Rettore Carmine Di Ilio.
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