Ud’A- Anche la vergogna delle aule fantasma

carlo pavone

carmine-di-ilio copiaPiù che un Magnifico ha tutta l’aria di un marines in guerra Carmine di Ilio, Rettore dell’Università Gabriele d’Annunzio. Un mandato il suo, in scadenza nel 2017, tutto in salita e, praticamente da subito, all’insegna di inchieste, denunce, fischi e lenzuoli, grane giudiziarie e sentenze a dir poco impattanti. Davvero chi più ne ha più ne metta per l’Università di Chieti-Pescara e il suo Rettore: per una mina antiuomo schivata ecco che subito ve ne è una seconda e poi una terza e poi chissà quante altre pronte ad esplodergli tra le mani. Lui, però, Di Ilio si dice “uomo dalle spalle forti” nonché “profondo conoscitore delle mai facili dinamiche accademiche perché alla D’Annunzio da oltre 40 anni”, quasi a volersi dichiarare pronto a tutto. Dalla battaglia sindacale per l’IMA, tagliata ad agosto dalla busta paga degli oltre 330 amministrativi in stato di agitazione da quel mese, passando per la recente vicenda del CLA ( Centro Linguistico di Ateneo), oggetto di feroci accuse di ruberie e malaffare, la cui sopravvivenza didattica è finita persino in un apposito ordine del giorno dell’ultimo Senato Accademico, per il Rettore della d’Annunzio non passa giorno senza che non vi sia una “preoccupazione” in più da gestire e provare a risolvere. Questa mattina, alla vigilia dell’ennesimo tavolo romano per l’IMA fissato per domani alle 10, abbiamo provato a farci strappare al microfono intenti e promesse concrete. Senza nulla togliere, infatti, all’importanza del confronto dialettico, la sensazione sempre più diffusa, sia lungo i corridoi di viale Pindaro che sui verdi prati del campus di via dei Vestini, è che alle parole occorra ora più che mai far seguire atti tangibili capaci di riportare quel clima sereno che sembra esser andato perso, per qualcuno irrimediabilmente. Chiediamo al Rettore di ragionare con noi su un evidente e imbarazzante caso di sperpero di danaro pubblico che va avanti dal 2008. Risale a quell’anno, infatti, la data di inaugurazione, con tanto di taglio del nastro e buffet, della palazzina Micara ( dal nome dell’architetto che la ideò) al cui interno vi sono ben 6 aule di cui però studenti e docenti del polo pescarese di viale Pindaro non hanno mai potuto beneficiare perchè sprovviste del certificato di agibilità e, per questo, mai entrate in funzione. Come se ciò non bastasse a far gridare allo scandalo, l’Università d’Annunzio sborsa ogni anno una cifra dell’ordine dei 150 mila euro per l’affitto di una palazzina di proprietà privata, in via Tirino: questo ancora oggi, ossia, a distanza di sei anni dal giorno dell’inaugurazione di quelle che di fatto sono rimaste “aule fantasma”. In noi sorgono spontanee domande “a matrioska” che giriamo al Rettore: per quanto ancora bisognerà gettare, praticamente al vento, soldi pubblici di tale entità? Si può, davvero, tollerare che per l’agibilità di 6 aule debbano trascorrere sei anni, ossia un anno per aula? Inoltre, viene da chiedersi come ciò sia reso possibile da un dg che ha fatto dell’austerity, dei tagli alle spese interne e della razionalizzazione dei costi accessori i suoi capisaldi amministrativi, come dallo stesso sempre dichiarato e proclamato. Se a tutte queste riflessioni aggiungiamo che è dell’11 novembre scorso una lettera a firma dell’architetto responsabile del settore progettazione della d’Annunzio avente ad oggetto, appunto, l’agibilità e la messa in funzione della palazzina Micara e indirizzata a ben 10 soggetti tra ingegneri, collaudatori, amministrativi e ditte appaltatrici, allora ben si comprende quanto tempo sia andato perso e danaro sperperato. Bene, il Rettore di Ilio ci ha garantito che “i certificati verranno sollecitati, le aule aperte e l’altro affitto dismesso”: con buona pace di chi si aspettava tutto questo molto, ma molto, tempo fa? Vigileremo sulla promessa del Magnifico e vedremo. Così come vedremo che esito avrà l’incontro romano di domani per l’IMA e il CLA, come finirà l’inchiesta interna “pretesa” dai docenti del Dipartimento di Lingue per far chiarezza sulle pesantissime accuse mosse dall’ex direttore D’Antuono, quanti altri lenzuoli di protesta verranno stesi e prontamente rimossi, quale altra bomba più o meno ad orologeria deflagrerà di qui ad un mese visto che ormai il ritmo delle “vicende Ud’A” è praticamente questo! Su tutto questo aleggia minaccioso il bilancio consuntivo che sarebbe stato approvato senza il parere del Collegio dei Revisori dei conti, il manifesto timore degli amministrativi che alla d’Annunzio vi siano due pesi e due misure, ossia diversa solerte attenzione da parte dei vertici a seconda che le denunce arrivino dai docenti (vedi la vicenda del CLA) piuttosto che dai colletti bianchi e, non ultimo per importanza, uno strano, quotidiano e per certi versi inquietante ricorso alle cosiddette mail interne alle quali qualcuno ricorre, con estrema disinvoltura, per commentare questo o quel fatto, questo o quel sindacalista, questo o quel documento: una mail per 100, persino 300, destinatari quasi a voler “costringere” tanti a leggere quello che spesso è solo lo sfogo estemporaneo di una persona piuttosto che di un gruppetto: comunque di pochi rispetto ai molti altri, tra docenti e amministrativi, che ogni giorno provano a fare altro nell’interesse della d’Annunzio, ossia lavorare tra i banchi, negli uffici e nelle sedi deputate a rintracciare le soluzioni alle tante, tantissime, criticità.

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